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Ruggeri: «Mio padre ha dilapidato il patrimonio familiare. Sono cresciuto col disprezzo del denaro»

Al CorSera: «È sempre stato assente, non ha lavorato un solo giorno della sua vita. Mia madre mi ha pagato l’università fino all’87».

Ruggeri: «Mio padre ha dilapidato il patrimonio familiare. Sono cresciuto col disprezzo del denaro»

Il Corriere della Sera intervista Enrico Ruggeri. Gli inizi punk con i Decibel, 11 Festival di Sanremo (due vittorie con
Si può dare di più e Mistero), autore per se stesso e per altri, 32 album, oltre 4 milioni di dischi venduti, più di 2.000 concerti. Racconta il giudizio dei suoi professori all’esame di maturità:

«Personalità modesta, linguaggio povero, lentezza di intuizione».

Ruggeri commenta:

«Dimostra come spesso la scuola inibisca, non riesca a tirare fuori il meglio di te. Ma non mi sono abbattuto. “Ve la faccio vedere io” fu la mia prima reazione. Il mio motore sono sempre state le stroncature, le critiche negative, anche se mi feriscono enormemente. Per me è sempre così, le cose migliori le ho sempre fatte quando sono sotto tiro».

E’ cresciuto negli anni Settanta, quando i comunisti erano contro i fascisti. Di lui spesso si è detto che è di destra. Ruggeri risponde:

«È una semplificazione frutto di un’analisi superficiale. Io vengo da un mondo nel quale c’era una dittatura, al liceo dominavano i comunisti, le Br erano i compagni che sbagliavano, stavo in una scuola dove assemblea e professori applaudirono l’uccisione di Calabresi, Gad Lerner e Pisapia erano i più equilibrati. Le menti libere tendono a essere refrattarie alle imposizioni e io da allora mi sono battuto contro quella dittatura, pur condividendo certe battaglie considerate di sinistra. Nelle mie canzoni ho parlato di trans — nel 1990, quando non interessava a nessuno — di profughi, di carceri… Mi sento al di sopra delle etichette. Decido di caso in caso».

Ruggeri dice che la musica l’ha salvato e parla dei genitori.

«Non mi hanno appoggiato, ma neanche ostacolato. Mia madre è andata avanti a pagarmi le tasse dell’università fino all’87. Quando ho vinto Sanremo con Si può dare di più ha capito che non avrei finito Giurisprudenza».

Del padre Ruggeri dice:

«È sempre stato assente, è morto di depressione. Non ha lavorato un solo giorno della sua vita e ha dilapidato un patrimonio di generazioni. Ma lo ringrazio perché io sono cresciuto con il disprezzo del denaro tipico dei ricchi e provo la rabbia che anima i poveri. Intendiamoci, non ero povero, appartenevo alla piccola borghesia, ma avevo zie super snob, respiravo il gusto del bello, l’aria da signori pur non essendolo. Una condizione ideale: se fossi nato ricco avrei fatto di meno, ma se fossi stato proletario sarei stato meno elegante».

 

 

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