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Domenicali: «Marchionne era infaticabile e con un’intelligenza incredibile, ma ti portava allo stremo»

Al CorSera: «Dovevi capire come gestire l’equilibrio tra professione e vita privata. Alla guida sono molto prudente, preferisco le utilitarie».

Domenicali: «Marchionne era infaticabile e con un’intelligenza incredibile, ma ti portava allo stremo»
Db Torino 05/07/2016 - Basket / Torneo di qualificazione Olimpica FIBA 2016 / Italia-Croazia / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Stefano Domenicali

Il Corriere della Sera intervista Stefano Domenicali. Ha trascorso 23 anni della sua vita professionale, dal 1991 al 2014, alla Ferrari. Nella Squadra Corse ha vinto 14 titoli tra campionati costruttori e campionato piloti. Oggi è il primo italiano a ricoprire la carica di presidente e di amministratore delegato di Formula 1.

Nel 2014, lasciata la Ferrari, Domenicali passò in Audi e, poi, nella controllata Automobili Lamborghini. Gli viene chiesto come è stato lavorare per i tedeschi.

«È stato complicato perché mi sono trovato in una organizzazione molto strutturata, per me qualcosa di nuovo. Mi sono messo in gioco e ho compreso le dinamiche di in gruppo articolato come il mondo Volkswagen a cui fanno capo sia Audi sia Lamborghini».

Ha mai pensato di correre in auto o in moto? Domenicali:

«A dire il vero mai, sono molto prudente. A Londra, dove abito, neanche guido. Però sono stato sempre molto affascinato dagli aspetti organizzativi dello sport, anche quando, per esempio, giocavo a pallacanestro».

Di trent’anni passati nel mondo delle corse che cosa non dimentica? Domenicali:

«Personalmente ricordo la vittoria in Ferrari del campionato di Formula 1 nel 2000 a Suzuka in Giappone, così come non dimenticherò mai il 2008, quando vincemmo il campionato costruttori e perdemmo il campionato piloti all’ultimo giro dell’ultima gara. Sono momenti indimenticabili che nella loro durezza ti fanno crescere, altrimenti vuole dire che non sei uno sportivo in grado di migliorarti nei momenti di difficoltà».

Il pilota migliore di sempre? Domenicali fa il nome di Schumacher.

«In ogni epoca ci sono campioni irraggiungibili e, quindi, ogni stagione va contestualizzata, per quanto mi riguarda e per come l’ho vissuto a livello professionale e personale non ho dubbi: Michael Schumacher».

In Ferrari Domenicali ha lavorato con Montezemolo.

«Un presidente che ha caratterizzato un lungo periodo dal 1991 al 2014. Montezemolo ha definito e connotato la Ferrari amando l’azienda e la squadra, un uomo molto competente che chiedeva tanto».

Poi è subentrata la gestione Marchionne. Era davvero così duro?

«Marchionne è il manager che ha salvato la Fiat, con un’intelligenza sopraffina e, per come l’ho conosciuto, un lavoratore incredibile. Come tutte le persone di qualità non sempre era facile lavorarci, perché ti portava allo stremo. Dovevi capire come gestire l’equilibrio tra la tua professione e la tua vita privata».

Al suo matrimonio Domenicali arrivò con un’utilitaria.

«Sono arrivato con la Toyota di mia suocera, d’altronde non ero un personaggio e mi sembrava fuori luogo guidare una macchina esagerata».

C’è un’auto dei suoi sogni?

«Potrà sembrare incredibile ma sono innamorato da sempre delle macchine piccole e con grande personalità, per me la 500 è una macchina meravigliosa e me la sono anche comprata».

La prima auto che ha guidato? Domenicali:

«Era una Fiat Uno di un colore azzurrino inguardabile, dopo quella sono passato a una Giulietta Alfa Romeo color crema di mio padre».

Lei deve essere imparziale e non tifare, come ci riesce da italiano e dopo 23 anni di Ferrari?

«Cercando di pensare alle responsabilità che ricopro. Chiaro che una parte di me vuole vedere l’Italia davanti, ma devo pensare con imparzialità e, poi, penso che se la Ferrari e i Gran premi italiani vanno bene alla fine va a beneficio di tutti i protagonisti della Formula 1».

E le credono?

«Questo fa parte del gioco».

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