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Spalletti come Bianchi e Bigon: anche loro a Napoli hanno vinto da corpi estranei (Avvenire)

Spalletti a Napoli vive chiuso in una bolla, e questa è la sua forza. Ha in comune con i predecessori l’aver marcato una distanza con la città

Spalletti come Bianchi e Bigon: anche loro a Napoli hanno vinto da corpi estranei (Avvenire)
Napoli's Italian coach Luciano Spalletti looks on prior to the UEFA Champions League round of 16, second leg football match between SSC Napoli and Eintracht Frankfurt at the Diego-Maradona stadium in Naples on March 15, 2023. (Photo by Tiziana FABI / AFP)

Su Avvenire, Fulvio Zara paragona l’allenatore del Napoli, Luciano Spalletti, ai due tecnici che, prima di lui, hanno vinto lo scudetto a Napoli, Albertino Bigon e Ottavio Bianchi. La cosa che accomuna tutti e tre, scrive, è la naturale inclinazione a marcare una distanza con la città. Zara scrive:

“L’albero genealogico degli allenatori che hanno vinto lo scudetto a Napoli parte da Ottavio Bianchi, passa per Albertino Bigon e arriverà – certo che arriverà – a Luciano Spalletti. Nel provare a trovare un tratto distintivo dei tre, vien da pensare a una caratteristica che – più delle altre – li accomuna. Ovvero la naturale inclinazione a marcare una distanza con la città. Bianchi e Bigon hanno vinto da corpi estranei, più o meno è quello che sta succedendo a Spalletti. Che a Napoli vive chiuso in una bolla. Ed è la sua forza”.

Ripercorre la storia di Bianchi e Bigon.

Bianchi vinse lo scudetto nel 1987, alla sua seconda stagione al Napoli, quando aveva 44 anni. Al club è rimasto per quattro campionati, vincendo anche la Coppa Italia e la Coppa Uefa. Se ne andò in malo modo, ricorda Zara, cacciato dallo zoccolo duro dello spogliatoio.

“Bianchi ha alzato in maniera decisiva lo status della squadra. C’era Maradona, lo sappiamo. Ed erano tesi i rapporti che Ottavio aveva con El Pibe de Oro. C’erano anche campioni come Bruno Giordano, ottimi giocatori come Bagni, De Napoli e Carnevale, gente che sudava personalità come Bruscolotti”.

Lo sostituì Bigon, che riuscì a vincere lo scudetto al primo colpo, nel 1990, a 43 anni.

“Maradona, che si era già arreso al vizio e da Napoli cercava di andarsene, dispensava gli ultimi lampi di bellezza, brillavano i giovani Ferrara e Zola, Careca faceva la differenza, Alemao era una certezza”.

Dopo Napoli ha allenato Roma e Inter ed è tornato anche a Napoli per pochissimo.

Bianchi ha smesso di allenare giovane, a 52 anni.

“È come se l’esperienza di Napoli l’avesse prosciugato”.

Persino più incredibile, scrive Zara, la parabola di Bigon.

“Vinto lo scudetto, ha allenato a Napoli un solo altro anno, chiudendo a metà classifica. La magia era già svanita. Sembra strano, ma l’allenatore che aveva vinto lo scudetto a Napoli non trovò mai più nessuna società di vertice pronta ad affidargli la squadra. Bigon rimase qualche mese senza panchina, poi accettò il Lecce, addirittura in Serie B. Tornò in A a Udine, conquistando la salvezza. Trovò qualche soddisfazione all’estero, in Svizzera e Grecia: con Sion e Olympiakos vinse il titolo nazionale. Sembrava pronto per rientrare, ma in Italia non aveva mercato. Ha chiuso la carriera a Lubiana, in Slovenia: aveva appena scavallato i sessant’anni”.

La storia di Spalletti è diversa. Ha appena compiuto 64 anni, ha una carriera corposa alle spalle ma ha vinto solo all’estero.

“Questo è il suo secondo anno sulla panchina del Napoli. Bianchi vinse al secondo anno, Bigon al primo colpo. Tutto e subito, deve essere una costante”.

Sia Bianchi che Bigon hanno esaltato, nelle ultime settimane, il gioco del Napoli di Spalletti. Zara scrive:

“Non vi è dubbio: questo Napoli gioca un calcio spettacolare, che solo a tratti le squadre dei due colleghi avevano saputo offrire”.

 

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