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Terence Hill: «Bud Spencer arrivava in piscina con la sigaretta in bocca e faceva due-tre vasche di 50 metri»

A Sette: «Aveva una forza incredibile. Ma il suo carattere non prevedeva l’allenamento, altrimenti sarebbe diventato campione del mondo».

Terence Hill: «Bud Spencer arrivava in piscina con la sigaretta in bocca e faceva due-tre vasche di 50 metri»
archivio Image / Spettacolo / Terence Hill-Bud Spencer / foto Imago/Image

Su Sette, settimanale del Corriere della Sera, un’intervista a Terence Hill. Tra qualche settimana compirà 84 anni. Ricorda di quando, con Sergio Leone e Bud Spencer faceva la “Trinità”.

Cos’è per lei il western?

«Un sinonimo della parola libertà. Che è poi anche la sensazione che emana dalle grandi pianure di quei film sul grande schermo. E poi nel western ci trovo un qualcosa di mistico. Mi tornano alla mente i giorni passati con Sergio Leone, un amico che mi manca tanto. Stavamo girando Il mio nome è Nessuno, e guardavamo in moviola la scena del mucchio selvaggio di cowboy che arrivava compatto a tutta velocità. Fu allora che mi prese per mano e andammo in una zona buia del set, dove riuscivo appena a scorgerne la faccia. Ruppe il silenzio e mi disse con volto serissimo su cui mi accorsi che scendevano le lacrime: “Questo è il western”. Vedere quel romanaccio di Leone, brusco, disincantato, che riusciva a commuoversi per lo slancio di libertà dei cowboy, dell’eroe del West, un personaggio più grande della vita stessa, mi fece capire che c’era qualcosa di soprannaturale, di mistico appunto in quella visione del mondo. Che da quel momento divenne anche la mia».

Terence Hill non esclude un ritorno al western, anzi.

«Al western violento no, ma al ritorno del western sono pronto a partecipare. E tutta questa ripresa di interesse, che in America c’è da un po’ e in Italia sta arrivando ora, mi piace molto…».

Sta per darci una notizia?

«Il ritorno del mio Trinità».

Hill su Bud Spencer, con cui ha girato 18 film.

«Lo ricordo quando da ragazzino facevo nuoto e con gli amici andavamo sugli spalti della piscina ad aspettare il grande campione italiano Carlo Pedersoli (vero nome di Bud Spencer, scomparso nel 2016 a 86 anni; ndr) che si allenava. Lo guardavo arrivare, sigaretta in bocca, a bordo piscina. La mollava a un amico e entrava in vasca tra mille spruzzi. Ci chiedevamo quante ne avrebbe fatte, noi che ogni giorno ne facevamo tantissime. Fa una vasca, 50 metri; torna indietro e quindi ne fa un’altra. Poi esce. Non ne aveva bisogno con la forza naturale che aveva. E poi… il suo carattere non prevedeva l’allenamento. Se solo si fosse allenato con regolarità sarebbe diventato campione del mondo. Ma era così: tutta forza, tutto istinto. E quella forza la trasmetteva a tutti dal grande schermo».

Che coppia eravate?

«Con Bud avevamo un rapporto perfetto, mai litigato. Anche se eravamo molto diversi. Per dire: io, un po’ “tedesco” mi portavo una coach per parlare in inglese americano. Lui mi diceva che non ci pensava proprio. Si limitava a muovere la bocca in un certo modo così sembrava che stesse parlando inglese». 

Mangiava molto?

«In un film in Sudamerica – nella foresta, un caldo bestiale – fece arrivare un piccolo van con due lettini dove mangiavamo riparati dal caldo e poi dormivamo insieme al pomeriggio. Che pranzi! Mandava la sua assistente Ida a prendere qualsiasi cosa. Dopo pranzo regolarmente arrivavamo in ritardo sul set. Il produttore veniva a cercarci ma aveva una discreta paura di lui. Che gli diceva “piano, piano, arriviamo”. E io che ero abituato a essere sempre in anticipo…».

Hill continua:

«Forse potrò apparire presuntuoso ma ricordo che volli dire la mia sulle nostre famose scazzottate. Nei film con Bud dovevano durare 3 minuti. Perché costavano parecchio, ci volevano una ventina di stuntman. Solo che al cinema avevo visto Sette spose per sette fratelli e mi entusiasmai. Lì la scena della scazzottata durava 7 minuti e mezzo, la cronometrai. Allora vado dal regista per convincerlo a fare una scazzottata di 10 minuti, più lunga ancora. Regista e produttore prima dissero no, poi cominciarono a pensarci. Alla fine vinsi. Abbiamo fatto una scazzottata di 10 minuti, gli unici nella storia del cinema. Anche un grande regista come John Ford ne girò una bella lunga e piena di gente, di quelle come piacevano a me. Ma no, a 10 minuti non arrivò mai».

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