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Il figlio di Bud Spencer «Per papà i ricordi sportivi erano la parte più importante, il cinema era un regalo»

Dopo 40 anni esce il rifacimento di “Altrimenti ci arrabbiamo!” e Giuseppe Pedersoli racconta a Repubblica «Per papà i migliori momenti sul set erano le colossali mangiate»

Il figlio di Bud Spencer «Per papà i ricordi sportivi erano la parte più importante, il cinema era un regalo»

Dopo quasi 50 anni dal film cult con Bud Spencer e Terence Hill il 23 marzo arriva in sala con Lucky Red “Altrimenti ci arrabbiamo!” degli YouNuts, con i figli dei personaggi di allora, Alessandro Roja e Edoardo Pesce. Repubblica ne ha parlato col il figlio di Bud, Giuseppe Perdersoli

«I loro film erano semplici ma rispettavano tutti, divertivano ma non offendevano. Ancora oggi li vedono nonni e nipoti insieme»

Un lungo sodalizio durato tanti anni che li ha visti protagonisti di numerosi set. I migliori momenti sul set?

«Per papà, le colossali mangiate. Hill era sempre a dieta con una mela in mano. Ma la spaghettata a casa nostra era una piacevole ricorrenza, Terence chiamava mamma: “Mi prepari gli spaghetti al pomodoro alla Maria?”. Nelle pause di lavoro, nella roulotte di papà si radunavano stuntman e amici per il rito della mangiata».

Pedersoli ricorda quando da ragazzo seguiva il padre sui set, ma il più bel ricordo per lui è in uno stadio

«A ottant’anni papà fu chiamato dal Comitato olimpico internazionale, doveva consegnare un mazzolino di fiori ma in 15 mila scattarono in piedi ad applaudirlo. Per lui i ricordi sportivi erano la parte più importante, il cinema lo ha vissuto come un regalo del destino reiterato per più di 40 anni. L’affetto del pubblico per i suoi film facili era una sorpresa, mentre era orgoglioso delle conquiste sportive. Per lui i grandi erano Gassman, Sordi. Non aveva studiato recitazione, a 37 anni era finito per caso sul set di Dio perdona… io no».

Un papà super, buono con i piccoli che faceva paura ai cattivi

«Era sovradimensionato anche fuori dal set, grande stazza e grandi mani davano senso di protezione. Per i miei amici di scuola era un mito, a casa solo nostro padre. Aveva costruito un personaggio di burbero buono che incute timore solo ai cattivi ma non ai bimbi, che lo hanno sempre sentito come una figura protettiva. Ha incarnato le caratteristiche del supereroe. Non voleva mai tradire quel che si aspettava il pubblico, per questo rifiutò film con Fellini e Ferreri. Diceva: nelle scene agisco con qualche secondo di ritardo, perché il pubblico deve pensare prima di me: “ecco, adesso gli mena”. Hill era il furbo, lui l’uomo semplice che fa quello che tutti vorrebbero davanti a un sopruso».

 

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