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Infantino paragona la sua elezione al genocidio in Ruanda. Il Telegraph: «Merita solo disprezzo»

Ennesima gaffe del presidente Fifa. Il giornale inglese: “Dimostra che non è adatto a ricoprire alcun ruolo, figuriamoci a governare l’unico sport veramente globale”

Infantino paragona la sua elezione al genocidio in Ruanda. Il Telegraph: «Merita solo disprezzo»
Montecarlo (Principato di Monaco) 29/05/2022 - gara F1 / foto Imago/Image Sport nella foto: Gianni Infantino ONLY ITALY

L’ha rifatto. Non può proprio farne a meno. Gianni Infantino, che in apertura dei Mondiali in Qatar si era lasciato andare al famoso discorso del «Oggi mi sento del Qatar, mi sento arabo, africano, gay, disabile, un lavoratore migrante», oggi ha paragonato la sua campagna elettorale per la sua prima elezione nel 2016 come Presidente della Fifa alla reazione del Ruanda dopo il genocidio del 1994.

In Ruanda furono massacrate 800.000 persone in 100 giorni.

Infantino si conferma uno dei più inquietanti e inopportuni gaffeur del mondo. “Ho detto: chi sono io per arrendermi… Ciò che questo Paese ha sofferto e come questo Paese si è rialzato è fonte di ispirazione per il mondo intero. Quindi, di certo non potevo arrendermi io. Sono rimasto, ho continuato a fare campagna elettorale, sono stato eletto presidente della Fifa”. Applausi

Oliver Brown, editorialista conservatore del Telegraph, non riesce a credere alle sue orecchie e commenta così: “Infantino sembra credere che questo sia uno dei grandi archi di redenzione, la storia del banale avvocato svizzero con la brama di potere, che semplicemente non si lascia ostacolare nella sua ricerca di un lavoro promettendo jet privati e omelie da dittatori africani in abbondanza. Sì, Gianni, forse un giorno potrebbero farci un film”.

E ancora: “Il distacco della Fifa dalla realtà è in stato così avanzato che da tempo ha reso superflua la satira. Quindi, per quanto allettante possa essere soffermarsi sull’assurdità di Infantino che invoca la tragedia del Rwanda per i propri fini, l’unica risposta appropriata è quella del puro disprezzo. Infantino ha l’abitudine di andare fuori giri, come ci ricordano le divagazioni su ‘oggi mi sento gay’ in Qatar. Ma questo particolare parallelo sembrava premeditato, il che non fa che peggiorare le cose. La semplice idea che non veda alcun problema nel confrontare il suo percorso con quelli dei tutsi ruandesi annientati dalla barbarie medievale dimostra che non è adatto a ricoprire alcun ruolo, figuriamoci a governare l’unico sport veramente globale”.

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