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La Liga “stringe” i cordoni del calciomercato, intanto la Premier fa shopping in Spagna

Dal 1° gennaio scattano le nuove regole finanziarie, che in Spagna sono serie non come in Italia. Il rischio, però è l’effetto boomerang

La Liga “stringe” i cordoni del calciomercato, intanto la Premier fa shopping in Spagna
2021 archivio Image Sport / Calcio / Javier Tebas / foto Imago/Image Sport

Dal 1° gennaio Matheus Cunha giocherà nel Wolverhampton, bassifondi di Premier League. Arriva in prestito con obbligo di riscatto di 40 milioni di euro, ed è il 13esimo giocatore a lasciare la Liga per il campionato inglese in questa stagione. Un conto che tiene El Paìs per sottolineare che “il campionato spagnolo è il campionato straniero in cui le squadre inglesi hanno investito di più, con 260 milioni per il momento secondo i dati di Transfermarkt, senza contare i 40 posticipati da Cunha, che porterebbero la cifra a 300 in questa stagione”.

E’ una notazione interessante perché il mercato spagnolo è un “caso” in Europa. Mentre la ricchissima Premier spende e spande e in Italia siamo alle prese con i processi per le (presunte) falsificazioni di bilancio di Juve e non solo, la Liga continua a stringere le maglie del controllo finanziario sui suoi club. In un modo molto pervasivo.

Il mercato di gennaio in Spagna riapre con nuove regole. Perché la Liga cerca di contrastare  – non a chiacchiere – il sistema “pane per oggi, ma fame per domani”, che in Italia conosciamo benissimo. Diario As spiega nel dettaglio cosa prevede questa nuova stretta, a cominciare dal disinnesco delle famose “leve” utilizzate dal Barcellona per galleggiare nonostante i debiti: vendere un bene, e la rendita che porta, per una serie di anni in cambio di denaro immediato. Sono state unanimamente “spente”:  tutti i club che compongono la Commissione Delegati hanno votato a favore di una serie di misure che rendono difficile optare per questa via di finanziamento.

I club non potranno aumentare il proprio tetto salariale vendendo uno dei beni o diritti ritenuti essenziali per lo sviluppo della attività. Non potranno vendere lo stadio, per esempio. Ovvero: possono venderlo, ovviamente, il denaro incassato non potrà essere utilizzato per fare mercato. Perché lo stadio è considerato un bene imprescindibile per l’attività del club stesso e se lo cedono devono comunque acquistarne o affittarne un altro.

Beni o diritti (come audiovisivi o merchandising) possono essere venduti purché il loro valore per ogni stagione non superi il 5% del fatturato della squadra. Se superasse tale percentuale, l’importo superato non verrebbe utilizzato per ingaggiare nuovi giocatori o per gli stipendi.

La Liga vuole impedire a un club di approfittare del limite salariale vendendo prima un asset (che ne aumenta il limite salariale) per poi riacquistarlo, ammortizzando l’esborso in più anni senza che il tetto salariale venisse nuovamente abbassato. Non si può più fare.

Se un club riesce ad aumentare le proprie entrate vendendo un calciatore al di sopra degli importi a cui è abituato, accedere a una competizione europea a cui non partecipa abitualmente (che gli darà più soldi) o vendere un asset in modo straordinario, dovrà presentare un piano di spesa per utilizzare quei soldi nel mercato dei trasferimenti. I club dovranno assicurare alla Liga di poter pagare un giocatore per i successivi due anni, prima di comprarlo.

Ci sono poi misure più tecniche che influiscono sui tetti salariali. Ma ciò che conta è che “il calciomercato – scrive AS – è diventato un complesso ingranaggio di regole economiche da rispettare. Comprensibile solo capendo in cosa consiste il controllo economico”, cosa che in Italia non è proprio scontata.

I club in Spagna non possono spendere più di quanto guadagnano. Se hai 10 milioni, non puoi pagarne 11. Per evitare questo squilibrio, la Liga utilizza il limite salariale. Il Barcellona, ​​che si trovava in una situazione di sforamento del budget la scorsa estate, è ricorso alle famose leve per superare quell’eccesso. In pratica s’è venduto i gioielli di famiglia per fare liquidità e scommettere sul mercato. Una mossa con effetto boomerang. Una cosa che la Liga considera pericolosa per la salute finanziaria dei club. Da qui la mano pesante della legge. La Serie A nel frattempo chiacchiera, e fa processi postumi.

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