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Il decreto salva Serie A divide la politica: il governo verso il no (ma si continua a trattare) 

La norma viene considerata indifendibile nei confronti dell’opinione pubblica. Più probabile una minore dilazione e l’azzeramento di sanzioni e interessi 

Il decreto salva Serie A divide la politica: il governo verso il no (ma si continua a trattare) 
Db Milano 30/06/2022 - assemblea ordinaria Lega Calcio Serie A / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Lorenzo Casini

L’emendamento già conosciuto come “Salva Serie A” rischia di diventare un nodo nel governo“. Lo scrive Il Messaggero, che fa la conta dei partiti che lo firmato l’emendamento che consentirebbe la dilazione in 60 rate mensili degli importi Irpef e dei contributi che i club di Serie A non versano da quando è scoppiata l’epidemia di Covid.

“Presentato da forze di diverso orientamento come FdI, Fi, Pd, M5S, Misto e Autonomie – uno dei cofirmatari è il presidente della Lazio e senatore di Fi, Claudio Lotito”.

Al momento, però, il Governo sembra orientato a bocciare l’emendamento.

Eppure, al momento, il governo sembra intenzionato a esprimere un parere contrario“.

L’emendamento dividerebbe l’ammontare dovuto dai club per 60: tre quote sarebbero pagate entro il 22 dicembre, le restanti 57 nei successivi quattro anni e nove mesi, senza interessi né sanzioni fiscali, penali, sportive. Si tratta di una cifra complessiva di circa 480 milioni di euro.

“Come detto, il governo non è favorevole. Non è da escludersi, comunque, che soprattutto con il lavoro del ministro dello Sport, Andrea Abodi, possa essere raggiunto un punto di equilibrio: dilazione minore e azzeramento di sanzioni e interessi, ad esempio”.

La Gazzetta, sullo stesso tema, scrive:

“Da una parte la Lega di Serie A che chiede versamenti spalmati senza interessi e sanzioni, dall’altra il governo guidato da Giorgia Meloni che dice no, o meglio precisa: il calcio e tutto lo sport vanno trattati come tutti gli altri ambiti della vita del Paese. Tradotto: al momento attuale la prospettiva più probabile è che i club debbano pagare sui vari fronti fiscali e previdenziali il tre per cento di multa per accedere al meccanismo delle rate in 5 anni“.

Ancora la rosea:

“Insomma, l’emendamento al decreto legge aiuti quater non dovrebbe fare molta strada almeno a quanto si ascolta negli ambienti governativi e parlamentari più informati”.

Il testo dovrà essere approvato entro il 18 di gennaio. Attualmente è alla commissione Bilancio (di cui il presidente della Lazio, Claudio Lotito, è il vicepresidente): è qui che si giocherà la partita degli emendamenti.

“Fra calcio e Governo, comunque, nonostante le distanze, non c’è un clima da imminente rottura. Lo dice una serie di contatti, anche di natura tecnica, per giungere a una soluzione che possa comunque ridurre l’impatto della scadenza ormai alle porte”. 

La Stampa:

Nel governo si considera la norma indifendibile nei confronti dell’opinione pubblica. Da valutare anche il parere della Ragioneria generale dello Stato sulla copertura finanziaria stimata in circa 700 milioni”.

Ieri Renzi dichiarava:

«Vergogna, scandalo immorale dare soldi alle squadre di serie A dopo tutte le schifezze che hanno fatto».

E gli dava ragione Calenda. La Stampa parla di crepe anche nel Pd.

“Ieri Patuanelli (M5S), che aveva firmato l’emendamento, si è sfilato. Crepe anche nel Pd. «Sono totalmente contrario e non voterò mai, è contro la mia storia», dice Mauro Berruto. L’ex allenatore della nazionale di volley, neo deputato, è anche responsabile sport del Pd. Ma non era stato informato dell’emendamento. Quando ne è venuto a conoscenza, ha chiesto ai senatori del Pd di ritirare le loro firme. Le firme ci sono ancora”.

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