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Inchiesta Rai sui Mondiali. Cucchi: «Non c’è sport senza valori»

La storica voce Rai: «Se si decide di giocare i Mondiali in Qatar, un Paese nel quale i diritti civili vengono calpestati, forse lo sport perde la sua natura originale»

Inchiesta Rai sui Mondiali. Cucchi: «Non c’è sport senza valori»
Mg Londra (Inghilterra) 01/06/2022 - Finalissima 2022 / Italia-Argentina / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: tifosi Argentina

Rai News pubblica un interessante articolo d’inchiesta sui Mondiali del Qatar 2022: «luci e ombre di un Mondiale». Lo firma Cristiana Raffa.

«I Mondiali del 2022 segnano un nuovo apice – si legge – di quel fenomeno di “ripulitura dell’immagine” che ha caratterizzato alcuni regimi autoritari in questi anni, come la Cina, l’Arabia Saudita, e appunto il Qatar: lo sportwashing. I grandi eventi sportivi sono da sempre uno strumento nelle mani del potere per veicolare valori ad esso convenienti, dall’antichità fino a oggi, passando per le Olimpiadi della Germania nazista nel 1936 o la Coppa Davis in Cile nel 1976».

Il metodo utilizzato è quello del rovescio della medaglia: per ogni fenomeno legato ai Mondiali si analizza «il lato dorato» e il «percorso macchiato». Esempio, sulle infrastrutture, la Rai scrive quanto segue:

  • Lato dorato – Infrastrutture all’avanguardia.
    Sono stati spesi circa 500 milioni di dollari a settimana, per infrastrutture, alberghi, parchi divertimento, centri commerciali e naturalmente stadi. Si sono esibiti gli studi di architettura internazionali più importanti, sono state impiegate tecnologie talmente avanzate da permettere la realizzazione di lussureggianti città nel deserto, centri sportivi invernali lì dove l’inverno non esiste, laghi e parchi acquatici dove l’acqua scarseggia, campi da tennis galleggianti (Federer e Nadal si esibirono sull’acqua nel 2011), una delle metropolitane senza conducente più veloce del mondo (l’olandese UN Studio ha progettato 37 stazioni e 3 linee) e persino un quartiere a Doha che riproduce perfettamente una piccola Venezia, con tanto di ponte di Rialto. Sfide estreme alla natura per vestire di futuro un conservatorismo sociale e religioso radicato. Per ospitare il Lusail Iconic Stadium è stata costruita una nuova città, dove fino a 100 anni fa c’era un villaggio di 50 case di pietra e fango. Il video del progetto, sul canale YouTube ufficiale Qatar2022, mostra l’evoluzione della città. Oggi Lusail City, si estende su 38 km², può ospitare 450mila abitanti che avranno un golf resort, numerosi parchi a tema, centri commerciali, locali notturni, tre isole con ville di lusso e torri gemelle, 22 hotel, compresi quelli di lusso delle Katara Towers che hanno la forma ricurva del sigillo nazionale.
  • Il percorso macchiato – Pagare per lavorare.
    «La kafala è il sistema che in alcuni paesi del Medio Oriente regolamenta l’ingresso dei lavoratori migranti. È in vigore negli stati del Golfo Persico (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Kuwait, Bahrein, Oman), in Giordania e in Libano, si basa sulla delega di responsabilità da parte dello Stato a privati che si fanno carico di monitorare lo status di immigrazione e di occupazione del lavoratore.
    Le aziende si rivolgono ad agenzie per il reclutamento del Paese d’invio, solitamente cercano operai, elettricisti, idraulici, falegnami e saldatori. Gli intermediari fanno firmare contratti prima della partenza e danno il permesso di soggiorno, organizzano viaggio ed esami medici. Per tutto questo i lavoratori pagano commissioni, spesso prese in prestito da usurai a tassi di interesse che arrivano al 60%.
    Se muore un lavoratore che aveva viaggiato tramite canali legali l’assicurazione può emettere un risarcimento, ma solitamente le famiglie lo usano per ripagare il debito contratto con gli intermediari.
    I lavoratori alloggiano ammassati in dormitori distanti dai cantieri, per scoraggiare il contatto con la cittadinanza, e appositamente lontani anche da ambasciate e consolati per evitare il legame con la comunità di riferimento.
    Nel 2020 il Qatar ha annunciato l’introduzione di un salario minimo e riforme che consentirebbero ai migranti di cambiare lavoro e lasciare il Paese senza il consenso del datore di lavoro, ma gli osservatori internazionali riportano che nei fatti poco è cambiato».  

Nello speciale c’è l’approfondimento di Riccardo Cucchi, storica voce Rai, che dice che «negli anni 30, quando ebbe origine l’idea dei Mondiali, si giocava soltanto in Europa ed in Sudamerica, oggi il calcio è uno sport planetario ed è questa la ragione per la quale si è scelto il Qatar dopo l’Africa e dopo l’Asia.., Il calcio, nel frattempo, però, è diventato ricco e vorace, vorace al punto che i soldi che incassa non bastano mai. Pensiamo alla Superlega, che era uno strumento dei i grandi club per incassare ancora di più. A forza di incassare si dimentica però di tener conto del fatto che lo sport non può esistere senza valori e se questi valori non vengono considerati e vengono calpestati, se si decide di giocare in un Paese nel quale i diritti civili vengono calpestati, forse lo sport perde la sua natura originale. Mi auguro che chi sarà in Qatar (giocatori, dirigenti… chi giocherà questo Mondiale) non dimentichi questo elemento fondamentale».

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