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Da giorni in Germania i media fanno a pezzi la Nazionale per la loro codardia (noi li osanniamo)

La differenza tra un Paese che ha un futuro e uno che non ne ha, è data dalla cifra della libertà culturale e di pensiero. La Germania ne è un esempio

Da giorni in Germania i media fanno a pezzi la Nazionale per la loro codardia (noi li osanniamo)
Players of Germany gesture as they pose for the group picture ahead of the Qatar 2022 World Cup Group E football match between Germany and Japan at the Khalifa International Stadium in Doha on November 23, 2022. (Photo by Ina Fassbender / AFP)

La grandezza di un Paese è data anche, ma diremmo soprattutto, dalla cifra della libertà culturale. Non ci dilunghiamo sulla funzione della figura dell’intellettuale – che è quella di esprimere concetti scomodi, urticanti, destabilizzanti – perché in Germania, probabilmente memori di Brecht, non si aggrappano all’eroe che dice cose controcorrente (in Italia manco quello abbiamo). Dal giorno stesso della protesta della Nazionale tedesca che si è mostrata con la mano sulla bocca al momento della foto di rito, abbiamo assistito a una divaricazione spaventosa tra il solito mellifluo e stomachevole atteggiamento degli italiani (dei media, delle trasmissioni tv, dei quotidiani ma anche dei singoli cittadini sui social) inteneriti da una ipocrita e scandalosa mano sulla bocca; e il rigore, l’indignazione di larga parte degli editoriali della stampa tedesca. Potremmo dire anche tutti. Chi, come la Faz, ha pubblicato un articolo di stampo diverso, lo ha fatto semplicemente per sottolineare che non spetta ai calciatori condurre battaglie politiche e che le stesse battaglie politiche si accendono solo a intermittenza (opinione peraltro condivisibilissima soprattutto sul doppio standard delle proteste).

La stessa Faz, la Süddeutsche, da giorni tirano bordate (potete leggerne qui e qui) contro la Federcalcio tedesca e l’atteggiamento dei calciatori che non sono per nulla visti alla stregua di eroi. Anzi.

Oggi il quotidiano Süddeutsche Zeitung pubblica una lunga analisi di Jan Stremmel, giornalista, che a 37 anni firma probabilmente l’articolo distintivo di giornata. Fantascienza per l’Italia, a meno di non trovare 37enni più paludati dei settantenni (il che da noi non è per nulla un’impresa impossibile). 

Scrive Stremmel 

Il capitano della nazionale tedesca vuole mettere una benda che dovrebbe indicare un arcobaleno (un vero arcobaleno non sarebbe ragionevole per l’emiro, che rinchiude i gay in carcere nel suo Stato). Ma poi anche il finto arcobaleno è troppo colorato per l’ospite. Così il capitano lascia docilmente la benda nello spogliatoio, mentre il suo manager Bierhoff mormora alle telecamere che loro ancora “hanno” i “valori”.

(Questi valori) non valgono nemmeno un cartellino giallo.

In realtà è un peccato che i Mondiali si svolgano nel calcio e non nella pusillanimità. Altrimenti la Germania avrebbe reali possibilità quest’anno. E non solo in campo.

Prima il ministro dell’Economia Habeck, un tempo così rinfrancante, si è inchinato allo sceicco, poi il cancelliere federale ha esitato per mesi sulla consegna di armi all’Ucraina, che stava lottando per sopravvivere, e nonostante tutti gli avvertimenti, ha fatto acquistare alla Cina parti del porto di Amburgo, per poi subito dopo recarsi nel paese del neoeletto dittatore a vita come saluto di ferragosto.

Beh, almeno si sono coperti la bocca per un secondo per la foto di gruppo. Come se fossero i giocatori milionari a tacere qui nella dittatura del deserto, e come se non avessero la possibilità di lasciare un segno che si vedesse davvero. Neuer non ha mai visto un cartellino giallo in una partita internazionale, qualcun altro avrebbe potuto indossare la benda in ogni partita, i cartellini gialli sarebbero diventati trofei, che segnale sarebbe stato! 

Questo scrivono in Germania mentre da noi è tutto un tripudio buonista e (l’abbiamo già detto ma repetita iuvant) vomitevole.

Stremmel ricordano le proteste degli ambientalisti. Scrive che da mercoledì ci sono 21 persone in prigione in un universo parallelo chiamato Baviera, alcune delle quali sono in carcere da settimane, tra cui una madre di due figli. Perché si sono piantati all’asfalto agli incroci stradali per attirare l’attenzione sulla catastrofe climatica. Perché, contrariamente alla Federcalcio tedesca, non solo “avevano” valori, ma li rappresentavano anche contro una reale resistenza. Vale a dire, valori che ci riguardano tutti.

E ovviamente ha avuto gioco facile nel ricorda la protesta della Nazionale iraniana che non si è fermata di fronte a minacce ben più pericolose di un cartellino giallo.

Questo è il dibattito in Germania. Oggi la Faz ha pubblicato un altro articolo in cui ha attaccato la Federcalcio (ma attaccato non con allusioni) e le ha messo in conto l’eventuale fallimento calcistico della Nazionale che sarebbe figlio della pessima gestione politica della vicenda fascia arcobaleno.

È il dibattito che fa la differenza sulle speranze di futuro di un Paese. Quando la stampa leva la pelle alla Federcalcio e ai calciatori perché non all’altezza dei valori condivisi di un Paese, vuol dire – almeno per chi scrive – che quel Paese è sano. Anche se i responsabili di governo assumono posizione sbagliate. In Italia tutto questo non c’è. Non c’è più il minimo dissenso culturale. I giovani di fatto hanno come esempi torme di persone a capo chino che fanno finta di non vedere, di non ascoltare. Neanche nella Germania dell’Est. Clima talmente diffuso da rendere l’aria irrespirabile. E non a caso tanti giovani espatriano.

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