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Fonseca: «Spalletti è il più bravo allenatore in Italia. Kvara assomiglia a Neymar»

Al CorSport: «Quando perdevi, a Napoli dovevi vedertela solo con i napoletani, a Roma era peggio, spuntava anche qualche laziale»

Fonseca: «Spalletti è il più bravo allenatore in Italia. Kvara assomiglia a Neymar»
As Roma 03/09/2022 - campionato di calcio serie A / Lazio-Napoli / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: esultanza gol Khvicha Kvaratskhelia

Il Corriere dello Sport intervista Daniel Fonseca, ex di Napoli e Roma. Domenica, all’Olimpico, si affronteranno proprio la squadra di Spalletti e quella di Mourinho.

«Non chiedetemi per chi tifo e neppure un pronostico, il Napoli arriva in un momento d’oro, ma occhio a sottovalutare la Roma».

Fonseca parla dei due tecnici.

«Spalletti è il più bravo che c’è in Italia, ammetto di avere un debole. Ma l’avete visto come gioca il Napoli? Devastante, meraviglioso. Mourinho è il numero uno, come lui non ci sono. È impressionante, ha vinto tutto e poi i giocatori gli vanno dietro perché un carisma così non si trova da nessuna parte».

Su Dybala e Kvaratskhelia.

«Paulo è un grandissimo fuoriclasse, peccato si sia infortunato. Spero recuperi per il Qatar perché un artista come lui deve fare il Mondiale. Per quanto riguarda Kvaratskhelia voglio vederlo ancora un po’, ma mi sembra somigli un po’ a Neymar».

Cagliari, Torino, Napoli, Roma e Como: quali città le sono rimaste nel cuore?

«Cagliari perché è meravigliosa ed è stata la prima in cui mi sono trasferito in Italia, poi nelle altre ho trascorso momenti incredibili. I dodici anni in Italia sono stati bellissimi».

Dove abitava a Roma e Napoli?

«A Roma all’Eur e a Napoli a Posillipo».

Girava spesso?

«A dir la verità quasi mai. Non mi annoiavo, ecco, ma stavo soprattutto a casa mia: a Napoli sarò andato in centro tre volte, a Roma quattro. Per me non era facile godermi le città, non potevo prendere un cappuccino in pace perché la gente voleva avvicinarsi e parlare. Ma alla fi ne era un piacere, forse oggi me lo godrei meglio. Poi, a Roma, c’era un problema in più: i laziali».

Fonseca spiega:

«Allora: a Roma e Napoli se vincevi eri un fenomeno, se perdevi ti rompevano i co… Ma ci sta, è giusto che sia così. A Napoli, però, c’erano solo i napoletani. A Roma, se perdevi, spuntava pure qualche laziale. Per carità, erano pochissimi, ma quando stavi prendendo il cappuccino dopo aver perso non li volevi intorno».

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