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Bisogna intendersi sul Liverpool in difficoltà

Zoppica in Premier ma è squadra di un’altra categoria, che gioca a un altro ritmo. Vanno in porta con tre tocchi. Le vittorie del passato furono frutto di alta ingegneria tattica

Bisogna intendersi sul Liverpool in difficoltà
Db Milano 16/02/2022 - Champions League / Inter-Liverpool / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Virgil Van Dijk

Il Liverpool è in difficoltà. È la frase che ascoltiamo con insistenza da un po’ di giorni. E per certi versi corrisponde al vero. Nel Regno Unito abbondano gli articoli dedicati ai problemi della squadra di Klopp che dopo sei giornate è settima in Premier a sei punti dall’Arsenal capolista. Nove punti in sei giornate sono un modesto ruoli di marcia. E bisogna aggiungere che fin qui in campionato i Reds hanno incontrato tutte squadre abbordabili tranne il Manchester United contro cui peraltro hanno perso 2-1. Per il resto hanno pareggiato contro Fulham, Crystal Palace, Everton, hanno battuto soltanto al 98esimo il Newcastle e sommerso di gol il Bournemouth.

Quindi sì, per gli standard di casa il Liverpool è in difficoltà. Ha problemi di organico, soprattutto a centrocampo: si è fatto male Jordan Henderson, non ha praticamente mai avuto Thiago Alcantara, sabato si è infortunato anche Carvalho e sono fuori Keita e Oxlade-Chamberlain. A questo vanno aggiunte le prestazioni sotto tono di tre calciatori simbolo del Liverpool di Klopp: Van Dijk, Alexander-Arnold e Salah sommerso di critiche in Inghilterra per questo inizio di stagione  (qui e qui giusto per fare due esempi). Vanno aggiunte le polemiche per l’espulsione e le conseguenti giornate di squalifiche toccate a Darwin Nunez per una testata. Un gesto che ha acuito ulteriormente la nostalgia per Mané approdato al Bayern Monaco.

Detto tutto questo, vanno ricordati alcuni concetti importanti. Il primo è che tra la Premier League e la Serie A c’è una differenza importante. Non vogliamo dire abissale ma importante. Di soldi innanzitutto, come evidenziato dall’ultimo calciomercato. Ormai la Premier League è la vera Superlega. Tutto passa dalle tv e il calcio inglese è spettacolo per cui in tutto il mondo pagano per guardarlo. La Serie A può essere proposta come effetto curativo di accompagnamento al sonno. Parliamo di due pianeti diversi, soprattutto dal punto di vista del ritmo e dell’intensità. Il Napoli ha disputato una signora partita contro la Lazio. Che a noi è parsa anche intensa. Ma siamo lontanissimi dalle frequenze di gioco cui sono abituati in Inghilterra.

Se poi vogliamo entrare nel dettaglio, il Liverpool è la finalista di Champions League. È vero che a centrocampo ha assenze importanti, è innegabile che l’inizio stagione non è stato all’altezza delle aspettative ma ha calciatori – soprattutto in attacco – che in tre secondi ribaltano l’azione e vanno in porta. Di Salah sappiamo più o meno tutto. Il colombiano Luis Diaz è stato un acquisto da urlo la scorsa stagione. In Serie A sarebbe un uomo copertina. Così come Darwin Nunez. Si consentono il lusso di tenere in panchine Diogo Jota.

Sappiamo che con Spalletti non corriamo simili pericoli, è troppo esperto per cadere nella trappola della sottovalutazione dell’avversario. Ma guai a lasciare spazi alla squadra di Klopp, ci ritroveremmo il pallone a centrocampo nel giro di pochi secondi. L’ultima partita internazionale del Napoli non è stata proprio memorabile: il Barcellona ci prese a pallate, finì 4-2 ma di fatto era tutto già finito dopo tredici minuti (eravamo sotto di due gol).

Non ingannino nemmeno i precedenti positivi. Le due vittorie casalinghe consecutive contro il Liverpool furono frutto di opere d’alta ingegneria tattica. Carlo Ancelotti portò quella squadra a picchi mai toccati in Europa (insieme con i match col Psg). In una delle due occasioni il Napoli sconfisse il Liverpool campione d’Europa. Ogni dettaglio venne studiato nei minimi particolari. A Salah Firmino e Mané non venne lasciato mai mezzo metro. In 180 minuti Salah ebbe una sola occasione. In una della due partite Ancelotti si inventò Maksimovic a destra. Furono partite giocate ad altissima intensità mentale, che necessitarono di livelli record di concentrazione. Contro squadre come il Liverpool, in generale ma soprattutto se sei più debole, non puoi consentirti il minimo errore.

Viene a giocare a Napoli una delle formazioni più forti d’Europa. Stiamo attenti a parlare di Liverpool in difficoltà. È una trappola in cui non dobbiamo né possiamo cadere. Spalletti, da capitano di lungo corso, lo sa fin troppo bene.

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