Bianchi: «Mourinho ha capito subito l’ambiente. Io ero negato, mai avuto feeling con i tifosi»

Al Messaggero: «Se allenassi ora, in un'epoca in cui tutto è mediatico, sarei in enorme difficoltà. Ai miei tempi era Viola ad occuparsi di tutto, anche dei fiori»

Al Messaggero: «Se allenassi ora, in un'epoca in cui tutto è mediatico, sarei in enorme difficoltà. Ai miei tempi era Viola ad occuparsi di tutto, anche dei fiori»

Nel giorno di Roma-Leicester, il Messaggero intervista Ottavio Bianchi. Allenava l’ultima Roma che superò una semifinale, arrivando alla finale Uefa del 1991.

«Ricordo poco le vittorie, e molto di più le sconfitte. Se mi chiede di quella Coppa Uefa, ho bene in mente la finale persa con l’Inter, non lo meritavamo, senza contare che furono partite molto chiacchierate… Della semifinale, ricordo la grande passione di Roma, che anche quella sera riempì lo stadio. In quella stagione perdemmo il nostro presidente Viola a gennaio, ma centrammo lo stesso la finale Uefa e quella di Coppa Italia. La gente era straordinaria. E a differenza di adesso, non c’era un grande comunicatore a trascinarla: io non ero proprio portato. Non ho mai avuto un feeling con il pubblico. Non ero proprio capace di entrare in contatto empatico, anzi ero negato. Se allenassi ora, in un’epoca in cui tutto è mediatico, sarei in enorme difficoltà. Al punto che quando arrivai, l’ingegner Viola mi disse: “Bianchi, non si preoccupi: ci penso io”. Era il nostro riferimento per tutto. Si occupava anche della disposizione dei fiori, per dire. Un uomo meraviglioso».

Su Mourinho:

«Credo proprio sia l’uomo giusto per la Roma: ha affascinato tutti, è un grande personaggio, ha qualità indiscutibili. Per Roma è perfetto. Ho visto che ha capito subito quanto sia importante anche la rivalità cittadina. Quella era un’altra cosa che non avevo compreso subito, e me la fecero notare quando arrivai a Roma. Mourinho ha presa in mano subito tutta la situazione. Io, proprio non ero così bravo in queste cose».

 

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