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Proprio perché sa che i tifosi sono elettori, il Governo non concede soldi al calcio

La frase di De Laurentiis evidenzia un preoccupante scollamento dal Paese reale che non vive di plusvalenze e commissioni milionarie ma di caro-bollette. Evitiamo il remake dei Vitelloni

Proprio perché sa che i tifosi sono elettori, il Governo non concede soldi al calcio

«Quando il Governo capirà che 25 milioni di tifosi sono 25 milioni di italiani ed elettori, forse il calcio verrà considerato in maniera diversa». È la dichiarazione rilasciata oggi da Aurelio De Laurentiis al termine dell’assemblea della Lega Serie A. È l’ennesimo episodio del film che va in scena da quasi due anni: il calcio italiano che piange miseria. Calcio italiano che accomoda i bilanci con il sistema delle plusvalenze, che consente di sopravvivere a società che in qualsiasi altro contesto sarebbero già con i libri in tribunale. Un sistema in cui, come se nulla fosse, società sull’orlo del fallimento, da un giorno all’altro acquistano un calciatore per 75 milioni e si preparano a pagare una maxi-commissione di 18 milioni al procuratore del professionista. Un sistema, il calcio italiano, che vive al di sopra di ogni regola. E che pretende persino di avere sussidi dallo Stato. Un sistema in cui succede che un presidente (Commisso) spari a zero contro i club dominanti e poi alla prima occasione utile si consegna in nome del business.

Quel che colpisce della frase di De Laurentiis, è che è completamente scollegata dalla realtà. Davvero de Laurentiis pensa che possa esserci una protesta popolare per far avere i finanziamenti agli Agnelli, ai Suning, ai Friedkin e compagnia bella? Ma nemmeno i Monty Python sarebbero arrivati a tanto. Neanche Borat.

Il calcio, è bene ricordarlo, è un’azienda di entertainment, è un bene voluttuario. Per quanto storicamente importante in Italia, senza calcio si vive. E si può vivere anche serenamente.

A noi pare che i segnali vadano in senso contrario. Gli stadi sono sempre meno pieni. Gli abbonati alle tv a pagamento che trasmettono calcio, sono in costante calo. Forse i presidenti fanno fatica ad accorgersene perché vivono in un mondo dorato in cui avvertono sempre lo stesso rumore di fondo. Ma è un rumore di fondo mediatico più che reale.

È proprio perché sa che i tifosi sono elettori, che il Governo non concede soldi al calcio. E bene fanno. In vista di un aumento considerevole bollette, persino a Palazzo Chigi sono spaventati dalla reazione che qualcuno potrebbe avere nel vedere i presidenti di Serie A brindare al provvedimento governativo da uno dei loro yacht esclusivi. Non ci sembra il momento del remake della celebre scena de “I vitelloni” di Fellini con Alberto Sordi che fa il gesto dell’ombrello ai lavoratori. De Laurentiis, tra l’altro, sa fin troppo bene come si conclude quella scena.

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