Se un giorno torniamo ad essere quella piazza calcistica capace di unirsi empaticamente alla squadra, teniamo in mente quella maglia numero 31
Uno dei più forti al mondo, quel mancino raro, occhi alti e corsa perentoria fino al fondo, fino al cross, fino al goal.
Un alieno, perfettamente accordato alla linea sarrista sontuosamente nato per giocare a calcio.
Inventore dell’assist sulle rimesse laterali, geniali come il tempo che egli accorda agli inserimenti, perfetti. Mai prima, mai dopo: al momento giusto ed il momento giusto non ha mai la gentilezza di non farsi trovare quando ad incrociarlo è un infortunio.
Nel bel mezzo del sogno, fante alla conquista di Italia, stoppato, lacrime e sorrisi.
Il ritorno dopo angosce, tormenti, l’albergo di Firenze. Lui c’era, certo che c’era, c’è sempre stato. Uomo prima di tutto, fuso con la realtà e poi il ritorno e la ricaduta.
È finito, peccato.
Il calcio lo ha perso per sempre.
Sulla bocca di tutti, miglior terzino d’Europa, cifre da capogiro, un affare di Gennaio risultato essere un top player mondiale.
Ha finito con il calcio, dicevano e forse avevano ragione. Intanto il Napoli crollava e si rialzava, ritornava in auge e si rispediva all’inferno,
Lui torna e ricade. Si rompe ancora una volta, La terza, la quarta, si perde il conto, il calciatore è pronto al ritiro. Troppa sofferenza.
In quattro anni ha bruciato più tempi di recupero che erba. Non serve più, ciao Faouzi,
Ma poi accade che la voglia di esserci è più forte di ogni fatalità, sarà per quel suo modo caritatevole di donarsi agli altri, di aiutare gli ultimi, di offrire un sorriso nonostante veda la sua carriera e ci legge closed. Sarà per questo che Spalletti si ritrova con più Primavera a Castel Volturno che professionisti allora lo guarda, lui sorride e ritorna.
Su quella fascia ritorna. Da non credere, con mezzo ginocchio quella numero 31 dà le spalle alla sofferenza e si ricuce con i fili d’erba di Fuorigrotta.
Ecco, se c’è un uomo a cui volgere tutta quella enfasi che ci mettiamo quando diciamo di amare il Napoli, questo è Faouzi Ghoulam.
La nostra gratitudine, la nostra riconoscenza per aver messo, ancora una volta, la sua gamba al servizio di una maglia. Per averci chiesto di essere ricordato, non come campione, ma come colui che ci ha amati e ci ama.
Se un giorno torniamo ad essere quella piazza calcistica capace di unirsi empaticamente alla squadra, come se fosse una commistione di appartenenza romantica e viscerale, teniamo in mente quella numero 31, mettiamo Faouzi Ghoulam tra i più grandi uomini che abbiamo avuto a Napoli.