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Quanta distanza tra il calcio business e le Olimpiadi

Imperversa la guerra dei ricconi del pallone. Leggi, economia e finanza dominano il campo. Ma il piacere latita.

Quanta distanza tra il calcio business e le Olimpiadi
Parigi (Francia) 11/08/2021 - conferenza stampa presentazione Lionel Messi/Image Sport nella foto: Lionel Messi-Nasser Al Khelaifi

Boom! Le minacce della Uefa contro i fautori della SuperLega diventano le  decisioni del Tribunale di Madrid contro l’Uefa. Gli azzeccagarbugli europei sono all’opera. Prima l’Uefa che vuole cacciare i solisti del Grande Calcio, poi i nove che disertano dal progetto, infine l‘intimazione al sito ufficiale del calcio europeo di desistere dalle azioni contro la SuperLega.

Sconcertante la vicenda, che disegna un mondo del calcio in paranoia, discriminatorio e divisivo. La sua immagine è zero. Ma anche la comica finale del trasferimento lacrimoso di Messi all’ombra di Parigi c’ha messo il suo. La parola più indovinata, secondo Massimiliano Gallo, è “triste”. Infatti, solo così si può commentare quello che sta accadendo.

Ognuno vuole il suo, basta che sia Super.

Leggi, economia e finanza dominano il campo. Ma il piacere latita. E viene da scoraggiarsi per quello che s’è visto. I Titanic del calcio europeo, compresa la faida da 167 di Secondigliano tra Real e Barca, non se ne fregano del resto, meno che mai dei campanili italiani e delle periferie continentali, al collasso e con i soldi contati. Il riccone di ogni paese vuole la Superlega, i procuratori il super idolo da calare sul tavolo da poker, i giocatori il super ingaggio più alto della Storia: quello della “pulce” che mette in scena un super pianto di nostalgia, subito smentito dalla super promessa di servire con gioia il vessillo che l’ha comprato.

Che tristezza. Non si trova parola migliore, che spieghi la differenza tra l’allegrezza delle Olimpiadi e le vicende oscure di questo calcio, così ricco così indolente, da far venire a mente, ancora una volta,  la grandezza de la mano de dios e il suo coraggio di sfidare il mondo. Altro che destinazione Real o squadra equipollente. Fu Napoli la scelta, che non aveva mai visto uno scudetto e l’impresa era tutta da compiere. Pressappoco un miliardo e mezzo d’ingaggio, lira in più lira in meno, e le solite percentuali su trasferimento, incassi, premi e pubblicità. L’ultima cosa che non poteva mancare, il divertimento, la passione, pure l’interesse va bene, ma la melancolia morbosa e ostinata del nostro calcio no.

Meno male che la settimana di fesserie, passata a contare lacrime e denari, è stata rimpiazzata nei favori popolari dalla passione per le Olimpiadi dei non professionisti e dei paralimpici.

Tristezza per favore va via.

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