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Il Telegraph: i calciatori “Covidiots” minacciano sanità e industria del calcio, vanno squalificati

“La Premier deve prendere posizione: una squalifica di tre giornate in alcuni casi potrebbe inviare un messaggio che viene chiaramente ignorato”

Il Telegraph: i calciatori “Covidiots” minacciano sanità e industria del calcio, vanno squalificati

David Lammy, segretario-ombra alla Giustizia inglese, li chiama “Covidiots”: i giocatori che continuano a fa festa come se in Inghilterra non fossero giorni drammatici per l’epidemia di Covid. Sono “così dannatamente stupidi ed egoisti”, dice.

La proposta sul tavolo è di convincere il calcio ad una stretta: squalificare chi non rispetta le regole anche al di fuori del campo. Il Telegraph, in un editoriale a firma Jason Burt, affonda.

Scrive che è paradossale che Mourinho accusi la Premier di essere poco professionale per aver rinviato un match a rischio focolaio a 4 ore dall’inizio, mentre i suoi giocatori vengono beccati a far festa senza protezioni e senza rispettare le regole imposte dal governo.

“Possono essere multati, possono essere rimproverati e possono scusarsi sui social media e potrebbero esserci ulteriori multe da parte della polizia, ma poi cosa? Sono necessarie ulteriori sanzioni, squalifiche comprese”.

“È difficile per tutti. Molti di questi calciatori sono giovani che vivono e lavorano in un ambiente straniero, spesso lontano da casa e talvolta da soli. Può essere ancora più difficile per i loro partner e figli. Ma è la carriera che hanno scelto e sono estremamente ben pagati e seguiti. I calciatori della Premier League sono estremamente privilegiati. Ora vengono testati due volte a settimana, i loro campi di allenamento sono gli ambienti di lavoro più sicuri al mondo”.

“La Federcalcio ha la responsabilità delle questioni disciplinari, e deve intraprendere azioni più drastiche. Può già farlo. La FA interviene su altre questioni che equivalgono a una condotta impropria e si può sostenere che le azioni dei cosiddetti “Covidiots” stiano screditando il gioco e violerebbero le regole già per come sono. In caso contrario, tali regole possono essere modificate. Una squalifica di tre giornate in alcuni casi potrebbe inviare un messaggio finora che viene chiaramente ignorato“.

“Non è una reazione eccessiva. Primo, perché è la cosa giusta da fare in mezzo a una pandemia. I calciatori sono personaggi pubblici. E poi per un motivo molto pratico: se più partite vengono rinviate, minacciano la propria industria“.

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