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Forse Pirlo aveva soltanto bisogno di tempo. Come Pioli

La Juventus è in crescita, il bilancio non è negativo come sembra e in Europa ha convinto. Anche il Milan dopo il cambio di allenatore non ingranava, poi…

Forse Pirlo aveva soltanto bisogno di tempo. Come Pioli

Nelle prime sedici giornate alla guida del Milan, Stefano Pioli aveva collezionato 23 punti. Il rendimento era alterno, non aveva vinto nessuno scontro diretto e i numeri erano troppo simili a quelli di inizio stagione con Marco Giampaolo. Sembra una vita fa, eppure non è passato nemmeno un anno. Oggi Pioli è un tecnico che gode di stima e considerazione ancora maggiore, per i risultati incredibili che sta ottenendo. È primo con merito in campionato, ha centrato la qualificazione in Europa League, ha rigenerato dei calciatori (come Kjaer e Calabria) e ne ha migliorati altri (Calhanoglu su tutti).

A non troppi chilometri da Milanello, in estate alla Juventus si insedia un nuovo allenatore. Raccoglie una squadra di campioni ma da rinnovare quanto prima. La società, che comunque non sembra ineccepibile sul mercato specialmente nelle tempistiche, gli mette a disposizione molti giovani interessanti: Chiesa, Kulusevski, McKennie. Lui poi ne lancia altri dal settore giovanile, come Frabotta, Dragusin e Portanova. La componente umana e i relativi discorsi sulla credibilità e sul legame con lo spogliatoio non si mettono nemmeno in discussione, per la considerazione che aveva da calciatore. Qualcosa del suo gioco si vede, tatticamente non propone nulla di complesso ma una certa razionalità si percepisce.

Quando il calendario ha in programma la giornata 17, Andrea Pirlo ha conquistato 30 punti con una partita in meno, ha vinto al Camp Nou e a San Siro e ha chiuso al primo posto il girone di Champions League. Ha 7 lunghezze di ritardo dal Milan, che potrebbero ridursi se riuscisse a far punti col Napoli. Una distanza che nasce per la quantità di occasioni mancate in gare obiettivamente alla portata: Verona, Crotone, Benevento. Pareggi, arrivati tutti senza Cristiano Ronaldo, che per i mezzi di cui è dotata la Juventus avrebbero dovuto avere ben altra sorte. Ieri il portoghese si è visto soltanto con un bell’assist per McKennie, poi praticamente nient’altro.

La partita col Milan potrebbe essere quella classica della svolta. Innanzitutto serve a ridimensionare i giudizi negativi: il tempo è dalla parte di Pirlo, ha una formazione che – a differenza del Napoli che ha gli stessi gol fatti (32) e subiti (15, miglior difesa) – dà la netta impressione di poter soltanto crescere, visto il potenziale. Poi serve a ritrovare la consapevolezza di superiorità che va tradotta in campo, con organizzazione e concretezza, per fare prestazioni come contro i rossoneri.

I dubbi relativi all’esperienza di Pirlo erano e sono legittimi. Si tratta di una scommessa a tutti gli effetti compiuta dalla dirigenza della Juve, che ha sperato di riprodurre un effetto Zidane con le dovute proporzioni. Ma la mancanza di un curriculum e una tesi da allenatore che è risultata comprensibile ai più non per forza presuppongono assenza di preparazione e capacità.

Non vuol dire che la Juventus vincerà di nuovo quest’anno. Significa semplicemente che i cambiamenti hanno bisogno di tempo, che in una stagione come quella attuale (senza ritiro e con pochi allenamenti) assume un valore ancor più variabile. E che, a differenza di quanto verificatosi ad inizio campionato, il futuro adesso ha una connotazione più tendente al positivo, dopo un successo come quello ottenuto ieri in casa della capolista.

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