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Malagò: «Dubito che Uefa e Fifa accetteranno, rischiamo la figuraccia mondiale»

Il presidente del Coni a Repubblica sull’agenzia governativa per il controllo finanziario del calcio: «non sarebbe la prima volta»

Malagò: «Dubito che Uefa e Fifa accetteranno, rischiamo la figuraccia mondiale»
Roma 01/02/2024 - Il Presidente della Repubblica incontra la squadra di Coppa Davis / foto Image Sport nella foto: Giovanni Malago’

Malagò: «Dubito che Uefa e Fifa accetteranno l’ingerenza del governo nel calcio». Il presidente del Coni concede un’intervista a Repubblica sul tema dell’agenzia governativa che controllerebbe i conti del calcio italiano a partire ovviamente dai club.

«Rischiamo una figuraccia mondiale».

Scrive Repubblica:

Quando risponde al telefono Giovanni Malagò deve ancora smaltire del tutto la sorpresa per il documento di riforma presentato dal ministro per lo sport Abodi alla Figc e anticipato sabato da Repubblica. Quel testo, che il governo ha deciso di non presentare oggi in Consiglio dei ministri — per poterlo modificare, o meglio correggere — prevede la nascita di un’agenzia governativa di vigilanza e controllo economico finanziario sulle società sportive professionistiche, quindi, sulla carta, di calcio e basket.

Presidente Malagò, cosa pensa di quel documento?
«A prescindere dal fatto di sostanza, c’è un fatto di forma: il Coni ha letto quel documento suRepubblica, e poi sulle agenzie. E la bozza l’ha ottenuta solo tramite la Figc, che l’aveva ricevuta poco prima dal ministro. Mi sarei aspettato quantomeno che fosse inviata anche a noi».

Può minare il principio dell’autonomia dello sport?
Malagò: «Ma prima di arrivare a questo punto, come si fa a parlare di autonomia se non c’è nemmeno il rispetto della forma? Questo è il buongiorno della storia».

Entriamo nel merito: pensa fosse necessario intervenire sul sistema dei controlli alle squadre?
«Come tutte le cose si può e, anzi, si deve cercare di migliorarle. Questa norma però non nasce per migliorare la situazione. Ma per cambiare le regole del gioco».

E voi o le federazioni coinvolte avete margini per far valere una posizione contraria?
Malagò: «Leggo che ci saranno rettifiche non so quanto significative. Parola questa, significative, che si presta a varie interpretazioni».

Uefa e Fifa, che settimane fa hanno inviato diffide alla federazione spagnola dopo il commissariamento del governo, accetteranno serenamente questa ingerenza politica nel calcio italiano?
«Lo dico con molta franchezza, ho seri dubbi che questo discorso possa essere accettato dagli organismi sportivi internazionali.
Quindi, quantomeno, prima di prendere qualsiasi posizione a livello normativo questo va verificato. Altrimenti si rischia la figuraccia mondiale e, purtroppo, i governi italiani non sono nuovi a situazioni simili. In passato, sono state sostenute posizioni che poi sono stati costretti a modificare. Ci eravamo già passati». 

La risposta di Abodi a Malagò

Abodi: «Quanta agitazione sul controllo finanziario, dov’erano quando stralciavano i debiti?»

“La bozza contiene tanti altri articoli, dopo vent’anni. Ho visto tanta agitazione, avrei voluto che lo stesso fermento l’avrei voluto vedere quando sono stati stralciati i debiti dei club professionistici di A, B e C per oltre 100 milioni solo nell’ultimo anno e mezzo, due anni. Evidentemente i controlli non hanno fermato alcune realtà. Peraltro è una bozza soggetta a ulteriori contributi. La bozza è uscita in maniera indebita e non corretta. Il testo non è definitivo”.  Andrea Abodi difende la nascita di un’agenzia governativa di vigilanza e controllo economico finanziario sulle società sportive professionistiche, quindi di calcio e basket, intervistato a Radio anch’io sport, su Radio 1.

“Stiamo parlando di controlli finanziari, che dovrebbe essere un tema quasi indifferente. Devono essere fatti bene e possibilmente in modo terzo. Non viene toccato nulla sui criteri di iscrizione, e sull’attribuzione delle licenze. Vorrei sapere dov’è l’attentato all’autonomia dello sport“.

Abodi continua: “Il documento lo ha avuto dal presidente della Figc, il linguaggio usato da Malagò non mi sempre il più formale. Quando sono strati stralciati i debiti è stato toccato l’interesse dello Stato e dello sport, e Malagò sa che quei 100 milioni sarebbero tornati allo sport. Le istituzioni si sono poste il problema di creare un ente terzo, autorevole. Non perché Covisoc non lo sia, ma perché non è terzo. Perché è federale. L’autonomia sportiva non è toccata. Non entriamo nelle scelte sportive”.

“I costi? 2,5 milioni di euro in un mondo che ha un turnover finanziario di diversi miliardi mi sembra un investimento in sicurezza e terzietà di cui hanno bisogno soprattutto i club che chiedono che tutti rispettino le stesse regole. Vogliamo garantire l’equa competizione perché non vorrei che i club che pagano tutto vengano considerati di secondo livello rispetto a quelli che non pagano, si iscrivono e magari riescono a raggiungere anche dei risultati sportivi che i virtuosi invece pregiudicano per scelte gestionali oculate“.

Abodi entra nello specifico della riforma: “La norma non può essere stravolta ma integrata e arricchita E non va in questo Consiglio dei ministri. Dobbiamo fare un passo in avanti. I soldi che il calcio dà all’erario sono i soldi dei tifosi, non di qualcun altro. Anche quelli delle tv sono i soldi dei tifosi che si abbonano, e anche per rispetto a loro questa fase tecnica fa resa terza. Il Parlamento si è attivato per la rappresentanza dei corpi militari nel Coni. Si troverà una modalità per dare una rappresentanza del mondo sportivo che dà tante soddisfazioni”.

“La Serie A contribuisce alla mutualità, per 130 milioni ogni anno. Il calcio in generale contribuisce alla fiscalità generale del sistema sportivo, abbiamo tutto l’interesse a far funzionare la macchina e a contribuire a migliorare la sua reputazione. Serve la giusta educazione istituzionale”.

 

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