La proposta: sostituire le bombole con i «concentratori di ossigeno» a ciclo continuo, dispositivi che frazionano l’aria che respiriamo, ricavandone ossigeno puro
Con l’aumento dei casi di contagio da coronavirus e dei ricoveri, cresce anche la paura da parte di molti cittadini tanto che, riporta oggi il Corriere del Mezzogiorno, si è corsi ad accaparrarsi bombole di ossigeno in caso di necessità. Una corsa che ha portato in pochi giorni ad una situazione difficile in cui le bombole risultano praticamente introvabili. La notizia ha fatto subito il giro e destato non poche perplessità. Sul Corriere risponde Pierluigi Petrone, presidente nazionale di Assoram (l’associazione nazionale degli operatori della distribuzione dei prodotti farmaceutici)
«Chiariamo subito una cosa l’ossigeno medicinale c’è in abbondanza. Ho avuto conferma diretta dai produttori e anche dal fatto che gli ospedali vengono regolarmente riforniti»
Il problema dunque non è la mancanza di ossigeno bensì quella delle bombole che non esiste solo da noi, ma in tutta Italia, nord compreso. Petrone prova a lanciare una soluzione, temporanea per ovviare alla carenza di ossigeno fondamentale per molte patologie
sostituire le bombole con i «concentratori di ossigeno» a ciclo continuo. Si tratta di dispositivi che frazionano l’aria che respiriamo, ricavandone ossigeno puro e lo distribuiscono a chi ne ha bisogno.
Apparecchiature facili da reperire e con un peso anche minore di quello delle bombole, peccato che abbiano un costo decisamente più elevato. Si va dai 200 fino agli oltre mille euro
Dovrebbe ora toccare alla sanità pubblica farsi carico anche di questa ennesima emergenza, ma su questo punto c’è poco da sperare.