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In Campania pochi tamponi, eppure De Luca li vieta privatamente (ma ci sono i laboratori obiettori)

I campani vittime di un’assurdità. Costretti ad attendere tempi biblici perché da noi un privato non può fare da sé. Per fortuna c’è chi disobbedisce

In Campania pochi tamponi, eppure De Luca li vieta privatamente (ma ci sono i laboratori obiettori)
Blood sample with respiratory coronavirus positive

Lo scorso maggio il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ha aperto alla possibilità di effettuare tamponi Covid anche nei laboratori privati, ma solo per i dipendenti delle aziende che avessero stipulato apposita convenzione. Non per i privati, neppure a pagamento.

Una procedura diversa da quella adottata dalla maggior parte delle regioni italiane. In realtà, come si evince dall’articolo di Repubblica che abbiamo ripreso qualche giorno fa, nella prassi accade che anche in Campania ci sono alcuni laboratori che contravvengono alla prescrizione del governatore sceriffo e il tampone, anche ai privati, lo fanno eccome.

Abbiamo deciso di accertarcene di persona contattando telefonicamente 13 dei 25 laboratori accreditati dalla Regione, quelli più importanti, con sede a Napoli. A nostra richiesta esplicita in undici hanno risposto che non effettuano tamponi ai privati. Di questi, cinque si sono presi la briga di spiegarci che in Campania è vietato ad un privato rivolgersi ad un laboratorio e ci hanno dettagliato la corretta prassi da seguire: chiamare il medico di base ed aspettare che sia lui ad inserirci sulla piattaforma dell’Asl per ricevere il tampone a casa. In due, invece, ci hanno risposto candidamente che sì, loro i tamponi, anche ai privati, li fanno. Entrambi sono laboratori del Vomero.

Il primo ci avrebbe prenotati già per lunedì, a tempo di record. Il tampone ci sarebbe costato 50 euro. Non sarebbe stata necessaria alcuna prescrizione del medico. Al laboratorio occorrono solo i dati del medico di base, perché, in caso di positività, è lui che il laboratorio avverte, oltre alla persona che si è sottoposta a tampone. È poi il medico di base che deve inserire l’eventuale positivo nella apposita piattaforma Asl per accedere alla sorveglianza domiciliare. Il responso lo avremmo avuto al massimo in 48 ore lavorative.

Il secondo laboratorio, invece, di euro ce ne ha chiesti 62. Il tampone ce lo avrebbe prenotato per mercoledì, un po’ più di attesa. Stessi tempi per il responso. Anche in questo caso, nessuna necessità di prescrizione medica. Un tampone assolutamente equiparato a quello effettuato presso gli ospedali o l’Asl, ci hanno spiegato. Anzi, in questo caso, è lo stesso centro che comunica l’esito all’Asl, senza neanche passare per il medico curante.

Un servizio molto civile, visto che sono centinaia le persone in attesa di primo o secondo tampone presso il proprio domicilio, in isolamento. Senza alcuna prospettiva di riceverne uno dall’Asl visto l’esorbitante numero di richieste. Centinaia di persone praticamente agli arresti domiciliari perché il sistema pubblico del tamponamento è ingolfato, semplicemente non ce la fa a processare tutti.

Ancora oggi, De Luca si lamentava per la esigua quantità di tamponi che riceve la nostra Regione rispetto alle altre. Ma allora, ci chiediamo, perché il governatore non apre i laboratori anche ai privati? Si alleggerirebbe il comparto pubblico, che potrebbe servire ad evadere le richieste di chi, magari, non ha disponibilità economiche per sottoporsi a tampone privato. E si porrebbe fine a questa sorta di contrabbando di tamponi che penalizza i cittadini e i centri – la maggioranza – che hanno deciso di rispettare la normativa regionale. Per quanto essa possa essere senza dubbio ritenuta ottusa.

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