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Il golpe alla Premier “è già morto”: 13 club in trincea contro il piano di Liverpool e United

Il Telegraph: per portare avanti la rivoluzione Liverpool e United dovrebbero lasciare la Premier e unirsi all’EFL. Ma le proprietà americane non vogliono. Per ora

Il golpe alla Premier “è già morto”: 13 club in trincea contro il piano di Liverpool e United

Il Project Big Picture, il piano di silenziosa (ormai mica tanto) presa del potere dei top club, il “golpe” alla Premier, è “già morto e sepolto”. Almeno secondo la maggioranza degli altri club della massima serie inglese, riunitisi in trincea contro il progetto che sta sconvolgendo il calcio inglese.

Secondo il Telegraph, il quotidiano ad aver sollevato il polverone pubblicando il documento di 18 pagine che prevede una ristrutturazione epocale del pallone britannico, scrive che almeno 13 club sono già contrari, in vista dell’assemblea prevista per domani che ha tutta l’aria di essere campale.

Le sorprendenti proposte messe su carta da Liverpool e Manchester United, con il supporto dei 72 club della Football League (l’EFL), che puntano a cambiare gli equilibri di potere in seno alla Premier (il patto di sindacato, con i voti dei top club che varrebbero di più di quelli delle altre società) si troveranno di fronte l’opposizione compatta della maggioranza della Lega.

A questo punto l’unica via da seguire per Liverpool e United – e per qualsiasi altro club che volesse sostenere l’iniziativa – sarebbe di lasciare la Premier e unirsi all’EFL. Una vera ribellione.

Per il Telegraph Sport le proprietà americane del Liverpool e dello United non sono disposte ad abbandonare la Premier League, lasciando la situazione a un punto morto. Le proposte “bomba”, che includono un bonus di salvataggio da 250 milioni di sterline per l’EFL e il 25% delle entrate annuali, richiedono una maggioranza di 14 voti per essere approvati. Non ci sono i numeri, per ora. Ed è proprio questo principio che United e Liverpool vorrebbero cambiare: vogliono il potere di poter decidere in autonomia, o quasi.

Ciò che non è ancora chiaro è quanto si siano impegnati gli altri quattro membri dei cosiddetti “big six” – Chelsea, Arsenal, Tottenham e Manchester City – a sostenere il piano. Ci sono anche dubbi sulle intenzioni dell’Everton e grazie alla sua longevità nella massima serie è uno dei club che acquisterebbe diritto di voto potenziato.

Nessuno di quei sette club ha preso posizione pubblicamente. Ai club dell’EFL sono stati forniti ulteriori dettagli su ciò che il piano avrebbe comportato: vedrebbero il loro fatturato annuo totale salire a 568,8 milioni di sterline dalla stagione 2022-2023, con il club primo classificato che guadagnerebbe 26,7 milioni di sterline rispetto agli 8,2 milioni attuali.

L’analisi della Premier League dice che i club al di fuori dell’élite con la proposta di un campionato a 18 squadre guadagnerebbero meno. Lo status del campionato “più equo” del calcio europeo andrebbe perso e così la sua competitività. Il rapporto tra il differenziale di guadagno dal primo al secondo club, attualmente 1:1,7, e scenderebbe a 1: 4 entro la stagione 2025-2026 se il PBP fosse adottato.

La Federcalcio deve ancora mettere a verbale se cercherà di bloccare il PBP, ma è contraria all’abolizione del Community Shield, che tra l’altro raccoglie fondi per beneficenza.

Oggi sono in programma riunioni di emergenza dei 24 club del campionato, domani il consiglio dell’EFL e giovedì il Consiglio della FA.

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