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Modiano: «Se il virus fosse scoppiato a Casoria, noi lombardi avremmo voluto l’esercito sul Po»

Gli Stati Generali intervista il banchiere: «Facciamo tanto gli offesi ma a parti invertite non ci saremmo comportati come i napoletani»

Modiano: «Se il virus fosse scoppiato a Casoria, noi lombardi avremmo voluto l’esercito sul Po»

Gli Stati Generali, con Jacopo Tondelli, ha intervistato Pietro Modiano tra gli uomini forti e preparati del sistema bancario italiano. Un’intervista ampia, che tocca molti temi tra cui anche la reazione dei lombardi al coronavirus. E Modiano si discosta decisamente dalla posizione assunta da Ferruccio de Bortoli nell’intervista all’Huffington Post. Una posizione che noi senza esitazione abbiamo definito vittimistica.

Qui trovate l’intervista integrale.

C’è una malizia precisa di questo virus. Per qualche ragione, ha colpito i forti. La Cina, il Nord Italia, New York, Milano. I ricchi del mondo. Naturalmente, poi, all’interno delle società più ricche si è accanito particolarmente, come sempre, sui più poveri e fragili. Ma a livello globale la fotografia resta questa. E io credo che, se si fosse comportata socialmente come Ebola, che ha devastato l’Africa, o come il colera a Napoli, io non credo che i civili milanesi si sarebbero comportati come i napoletani si sono comportati con noi.

In che senso?

Qui siamo tanto offesi perché qualcuno dice che non vuole i lombardi in Campania o fuori regione. Ma io credo che se invece che a Nembro il disastro fosse scoppiato a Casoria o a San Giovanni a Teduccio voglio vedere… credo avremmo messo muri, barriere, chiesto l’esercito a presidiare le porte della città, e avremmo invitato i napoletani a lavarsi. Altro che qualche boutade alla De Luca… Invece di offenderci dovremmo riflettere su come la pandemia ha anche mostrato la fragilità delle nostre eccellenze, tanto decantate. Intendiamoci, non è che sia tutto da buttare in Lombardia, anzi, ma questa vicenda, tremenda, deve farci riflettere su un certo senso di superiorità che ci portiamo dietro. E anche sulla sufficienza con cui il mondo ricco guarda a queste cose, quando capitano ai poveri. Tutto questo ci incoraggia a pensare a quel che abbiamo rimosso dopo la crisi del 2008, riassestando le priorità, ridiscutendo il sistema meritocratico che genera ingiustizie e un modello di sviluppo che ormai non possiamo più negare sia non sostenibile.

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