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Ferruccio de Bortoli è il Pino Aprile di Milano e della Lombardia: «Ci odiano perché siamo più bravi»

Leader del vittimismo lombardo. «Errori? Forse di comunicazione. Ci trattano da appestati, è inaccettabile». Ci chiediamo: chi è mai morto per errori di comunicazione?

Ferruccio de Bortoli è il Pino Aprile di Milano e della Lombardia: «Ci odiano perché siamo più bravi»

Abbiamo scoperto in ritardo questa meravigliosa intervista che Ferruccio de Bortoli ha concesso all’Huffington Post. Un concentrato di vittimismo, senza la benché minima autocritica, che fa a pezzi il secolare vittimismo con cui vengono additati i meridionali. Supera, con un balzo solo, Pino Aprile. Aspettiamo il suo libro “Polentoni”.

De Bortoli stende il manifesto dell’orgoglio meneghino. Una perla dietro l’altra. Con tanto di invito alla reazione contro questo incomprensibile odio nei confronti della Lombardia che hanno avuto il 60% dei morti per coronavirus ma in fondo che fa?

“Ancora oggi mi sento un po’ appestato. Non esco da Milano. Rimango a casa il più possibile. Ascolto racconti di amici che sono andati fuori dalla Lombardia e sono stati accolti da battutine, insinuazioni, cattiverie. Alcuni hanno dovuto subire anche un cartellone che diceva: “Torna a casa tua” (addirittura i cartelli, brrrr, ndr). Sono cose che mettono a disagio e feriscono le persone. Uno spirito anti lombardo è emerso nel Paese. Come se vedere colpita questa Regione, sempre definita un modello, anziché suscitare vicinanza, desse un piacere che i tedeschi definiscono con una parola precisa: schadenfreude, gioia per le disgrazie altrui. Non è più inaccettabile. Bisogna reagire. Dire basta”.

Parla di pregiudizio radicato:

“Il razzismo al contrario, cioè l’idea che ora i cittadini italiani discriminati siano quelli del Nord, mentre prima erano quelli del Sud, è un concetto che trovo esagerato. Io credo che si tratti più precisamente di un pregiudizio radicato, che ha moventi sociali, politici, economici. Come spesso accade con i pregiudizi, essi sono degli strumenti straordinari per costruire alibi. Ti consentono di non guardare dentro casa tua. Ti levano la fatica di misurare i risultati che hai raggiunto, confrontandoli con quelli altrui. La Lombardia e Milano rappresentano l’Italia che ce la fa nel mondo. Il Paese che riesce a competere nella globalizzazione. Puntare il dito contro di esse, alleggerisce la coscienza di chi non è riuscito a fare altrettanto. Gli consente di non guardarsi allo specchio, scaricando tutta la responsabilità altrove”.

Illuminante il passaggio sugli errori lombardi in questa gestione dell’emergenza coronavirus.

Anche la Lombardia ha commesso degli errori. Soprattutto, di comunicazione. La Giunta farebbe bene a riconoscerli e spiegare perché li ha commessi. Io però – da lombardo – mi faccio anche un’altra domanda. Mi chiedo: ‘Perché siamo diventati antipatici?’

Di comunicazione? De Bortoli riduce tutto al “perché siamo diventati antipatici?”. Per lui, non è accaduto nulla. È una sorta di Gasperini del giornalismo. Una domanda: ma quante persone muoiono per errori di comunicazione?

Secondo lui,

Sta succedendo in Italia qualcosa di simile a quello che accade in Spagna con la Catalogna ed è successo in Gran Bretagna con Londra, ed è all’origine della Brexit: si detesta chi è più ricco, chi è riuscito a cavarsela nel mondo, chi ha espresso al meglio le proprie capacità.

Per de Bortoli,

la Lombardia è stata investita dal contagio con una violenza inusitata. Si è trovata di fronte un nemico che nessuno conosceva e, all’inizio, tutti abbiamo sottovalutato, incluso io. La giustizia deve andare sino in fondo, perché i familiari delle vittime e il Paese devono conoscere la verità. Non si può però accettare la criminalizzazione preventiva che è stata fatta (preventiva?????? ndr). Stiamo parlando di una terra che è stata martoriata, con decine di migliaia di morti. Dobbiamo avere rispetto. Un conto è capire cosa non ha funzionato. Un altro conto è alimentare processi sommari. Che sono inaccettabili.

Lui ce l’ha una risposta a questa incomprensibile ondata di odio:

Credo che, a volte, siamo stati troppo orgogliosi dei nostri primati, esaltando le nostre virtù fino a sfiorare l’arroganza. Forse, abbiamo avuto anche un atteggiamento semi-colonialista, proiettando un’immagine di noi stessi che chiedeva un adeguamento ai nostri numeri. Senz’altro, abbiamo sbagliato qualcosa anche noi.

Pari pari ai napoletani convinti di essere vittime di un complotto perché sono migliori degli altri. 

Va letta tutta. Lui spiega tutto con il disprezzo dell’impresa, la diffidenza nei confronti dell’industria. Parla di pregiudizio antilombardo.

E la sanità privata lombarda?

Gli ospedali privati, in Lombardia, si sono dati da fare, come si sono dati da fare tutti. La solidarietà con il pubblico è scattata. Forse si può rimproverare un ritardo, ma non si può attaccare il privato in quanto privato, il modello lombardo in quanto lombardo. Dimenticando che ogni anno 165 mila persone vengono a curarsi qui da altre Regioni. In Italia, la sanità di sette Regioni è stata commissariata. Abbiamo visto malcostume, ruberie, cattive gestioni scaricate sulle spalle dei contribuenti. E ora il problema italiano sarebbe la sanità lombarda?

 

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