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Lo studio del virologo Clementi supporta le ipotesi di Zangrillo

Il coronavirus si è attenuato, lo dicono le evidenze della ricerca del professore del San Raffaele di Milano e anche la seconda ondata potrebbe non arrivare

Lo studio del virologo Clementi supporta le ipotesi di Zangrillo
Massimo Clementi, ordinario di Microbiologia e Virologia all’università San Raffaele di Milano, in un’intervista a Tpi sottoscrive le affermazioni di Alberto Zangrillo, direttore della terapia intensiva dello stesso San Raffaele, che qualche giorno fa aveva parlato di “Coronavirus clinicamente scomparso” in Italia.

Per lo studio che lei ha fatto, e su cui Zangrillo ha fondato la sua affermazione-shock: “Il virus è clinicamente scomparso”.

Sì, capisco. Perché Alberto Zangrillo dice che il virus è “clinicamente finito”, e usa come parallela leva il mio studio. Qualcuno pensa di metterlo in discussione? Non credo proprio.

E lei si sente sicuro?

Sulla ricerca siamo inattaccabili.

Partiamo quindi da quel lavoro. È vero che dimostra un abbattimento della forza del Coronavirus?

Ripeto, è difficilmente contestabile. Ci sono i dati, i numeri, è tutto scritto, tutto dimostrato. Chi vuole metterlo in discussione deve sobbarcarsi l’onere di trovare un errore nel mio lavoro. E non lo troverà.

Che cosa è cambiato nel Coronavirus da febbraio a marzo?

 “Ho preso cento pazienti della prima fase di epidemia e li ho paragonati a cento pazienti della seconda fase. Erano cento contagiati della prima metà marzo e cento della seconda di maggio: casi di cui fra l’altro sapevo tutto, perché conoscevo la loro storia clinica. Dopo aver costituito questi due insiemi di campioni omogenei li ho confrontanti”.

E così ha scoperto la minore virulenza del Coronavirus:

“Se in un tampone del primo gruppo si rileva un indice di 70mila, nel secondo si aggirava intorno a 700. Una differenza stratosferica. Da inizio maggio nei nostri reparti non arrivavano più malati con sintomi gravi  il virus per sopravvivere non deve uccidere il suo ospite. Il cambiamento per ora è nell’intensità, ma non è ancora avvenuto sul piano genetico. Il virus tuttavia diminuisce la carica virale per adattarsi all’ospite”.

Ma quindi il suo studio è una rivoluzione copernicana!

Non esageriamo. Questo studiettino, nel suo piccolo, è solo un primo passo.

Lei lo ha definito un “virus Frankenstein”. In che senso?

È un virus che pare prodotto da un collage: un pezzo umano, un pezzo suino.

Quindi non è scontata nemmeno la celebratissima “seconda ondata”.

Mettiamola così. Secondo me nessuno può dire che torna. O che non torna. E potrebbe anche non tornare.

Quando potremo togliere – se è così – le misure di distanziamento sociale?

Questo è un tema cruciale. Noi abbiamo numeri “normali” in tutta Italia. Tutto il resto – invece – deriva dall’epidemia lombarda, che come è noto ha una storia a sé.

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