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La sanità secondo Gallera: “Durante la pandemia il privato ha aperto le sue lussuose stanze a pazienti ordinari”

L’assessore al Welfare della Regione Lombardia ne combina un’altra delle sue. Riduce la sanità a una dicotomia basata sui soldi. E chiede di ringraziare gli ospedali privati, dimenticando che i letti sono pagati dal pubblico

La sanità secondo Gallera: “Durante la pandemia il privato ha aperto le sue lussuose stanze a pazienti ordinari”

Giulio Gallera colpisce ancora. Stavolta, durante l’online talk “La nuova sanità: investimenti, spesa sanitaria e contributo alla Digital Health”, organizzato da Rcs Academy, si è dilungato in un lungo elogio del sistema sanitario lombardo. Un sistema che lui vede così: da un lato i pazienti ordinari. Dall’altro il privato, con le sue lussuose stanze. Che, in occasione dell’epidemia, sono state aperte ai pazienti comuni. E per questo andrebbero ringraziate le strutture. Una visione che ha scatenato le ire dei cittadini della regione, messi a dura prova dalla pandemia di Covid.

L’assessore al Welfare della Regione Lombardia ha dichiarato:

“Il sistema lombardo è un sistema unico e di grande eccellenza: ha messo pubblico e privato in un sistema di competizione e collaborazione. Vogliamo continuare su questa strada perché nella fase dell’epidemia il privato si è messo immediatamente a disposizione e con una grandissima capacità: è una grande forza perché il privato stimola il pubblico e questo ci rende più forti e attrattivi”.

E non si è fermato qua. Ha aggiunto:

Gli ospedali sono stati sommersi da pazienti Covid e il privato ha aperto le sale di terapie intensive e le loro stanze lussuose a pazienti ordinari che venivano trasferiti dal pubblico. Gli ospedali privati vanno ringraziati. Il nostro compito è mantenere questo equilibrio”.

In pochi minuti, Gallera ha fatto boom, come sempre. Al momento è anche trend su Twitter. Gli ha risposto per primo Jacopo Scandella, del Pd. Su Facebook ha scritto:

«Quei letti sono stati pagati dal Sistema sanitario, non regalati. Che il privato abbia un tetto massimo di spesa ma nessun vincolo o programmazione regionale sul tipo di prestazioni da erogare, più o meno remunerative, più o meno utili al territorio, è la prima cosa da cambiare. Che poi pochi abbiano stanze lussuose e troppi liste d’attesa infinite, è la seconda».

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