“Il video della finale FA Cup 1970 ha il warning per chi è impressionabile, erano arti marziali miste, ogni intervento poteva chiudere la carriera dell’avversario”

“Recentemente ho guardato una registrazione della finale della FA Cup del 1970 con mio figlio di 12 anni. Puoi trovare la partita cercando ‘la partita più brutale del calcio’. Stavo tentando di mostrargli come si è evoluto il calcio e mi ha fatto sorridere il fatto che la prima cosa che vedi nella copertura della Bbc sia un avvertimento in anticipo: ‘alcuni spettatori potrebbero trovare il video inquietante'”. Comincia così una bella analisi sull’evoluzione del calcio di Jason Stockwood sul Guardian. Stockwood è il presidente di Grimsby Town.
L’analisi è in realtà una celebrazione di quanto abbia contribuito a questa evoluzione Rinus Michels, considerato il primo vero allenatore “giochista” della storia del calcio inglese. Ma è molto interessante la discrepanza tra quello che era il calcio – terribilmente fisico e machista – degli anni 70 e lo sport di oggi. Le nuove generazioni di appassionati non immaginano quanto fosse violento, quel gioco. Le stesse partite con le regole di oggi finirebbero con 10 cartellini rossi e un paio di rinviati a processo per tentato omicidio. Lo diceva anche Schuster.
“Questo di per sé ci dice quanto sia cambiata la società negli ultimi 50 anni – scrive Stockwood – prima di vedere l’allenatore del Leeds, Don Revie, fumare un sigaro in panchina mentre Leeds e Chelsea giocano una partita che oggi sembra una combinazione di calcio e arti marziali miste. Alcuni dei migliori giocatori di quella generazione, tra cui Jack Charlton, Billy Bremner e Ron “Chopper” Harris, passano più tempo a calciarsi a vicenda che a calciare la palla. La partita è stata vista in tv da quasi 29 milioni di persone e finisce solo un cartellino giallo e nessuna espulsione”.
“Il gioco inglese è passato da quei campi logori e e pieni della violenza casuale degli anni ’70 alla variante del calcio totale che domina oggi, non solo nella Premier League”. “Ciò sembra riflettere un cambiamento sociale nelle opinioni sulla mascolinità e sul ruolo dell’aggressività e della violenza sia sul campo che nella vita di tutti i giorni. I Crazy Gang di Wimbledon della fine degli anni ’80 lo incarnavano molto chiaramente con il loro impenitente stile anti-calcio, la semplicità dello scontro uno contro uno, che può essere visto come il simbolo degli ultimi sforzi di uno stile che da allora non ha più portato successi di alto livello”.
“I tifosi di una certa generazione e mentalità si lamenteranno della sanificazione del gioco, della perdita di fisicità e della capacità di un giocatore di effettuare un contrasto incisivo che potrebbe potenzialmente porre fine alla carriera di un avversario. Ma penso che molti abbiano apprezzato il passaggio dalla prosa grezza degli anni ’70 alla fluida poesia del gioco di oggi”.