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“Ho scoperto che Balotelli è diverso”. L’epifania di Salvini che chiude un’epoca

Deve aver scoperto che è bianco, o meritevole di sentirsi italiano, o che forse vale quanto un operaio dell’Ilva e non un decimo…

“Ho scoperto che Balotelli è diverso”. L’epifania di Salvini che chiude un’epoca

“Ho sentito Balotelli durante il coronavirus e ho conosciuto una persona diversa rispetto a quello che avevano dipinto i giornali. Spero che anche lui possa dire lo stesso di me”.

Matteo Salvini, in due righe dettate dalla tentacolare Gardone Val Trompia, apre una breccia nei cuori di tutti quelli che s’erano illusi che “durante il coronavirus” – un periodo talmente passato da farne quasi era geologica: il coronavirus, il pleistocene… – saremmo cambiati, e ne saremmo “usciti migliori”.

In fondo è una speranza che fa sua, l’ex Ministro dell’Interno. Spera che anche Balotelli possa parlar bene di lui, dopo essersi rincorsi per anni dicendosene di ogni.

E dunque, cosa avrà scoperto Salvini di Balotelli così di punto in bianco? Che al mercato della dignità vale quanto un operaio dell’Ilva, o il rapporto è ancora uno a dieci? Forse ha scoperto che Balotelli è infine bianco, e che da bianco avrebbe meritato la fascia di capitano della Nazionale che non gli avrebbe mai messo al braccio, perché “non rappresentativo del Paese”. All’epoca ovviamente il leader della Lega, per non passare come razzista, mescolò il pantone della retorica: “non è questione di essere bianchi, gialli o verdi…”. Ma, insomma chi doveva intendere intese.

Nella febbre da videochiamata compulsiva che ha garantito gli affetti nell’era del coronavirus, immaginiamo che Salvini e Balotelli si siano visti su Zoom, come usava all’epoca (cioè, tipo l’altro ieri). E Salvini deve aver avuto un’epifania: con Balotelli ci si può parlare, mica è uno buono solo a giocare a pallone, che quello è il suo posto, stia zitto. L’attaccante del Brescia (per pochissimo ancora) aveva osato, nell’occasione, argomentare sullo ius soli, quando in Italia se ne faceva ancora un dibattito. Salvini gli rispose, da esponente del governo, che lo “ius soli non è la priorità mia, né degli italiani. Buon lavoro, e divertiti, dietro al pallone”.

Tocca contestualizzare. A quel tempo Balotelli passava per essere quasi l’unico oppositore politico di Salvini, il quale imperversava senza contenimento (ne ritegno) dalle tv alle spiagge. Parlava, Balotelli, esprimendo pensieri netti, persino interessanti. Spazzava il piattume della retorica pallonara, a cui Salvini voleva saggiamente ricondurlo.

Oggi Salvini lo scopre diverso “da come lo dipingono i giornali”. Che è una formula pelosa e stanca per provare a restarci, lui, sui giornali. Come a dire: è un bravo ragazzo, ma non ha una buona stampa. Abbiamo fatto pace. Sempre che l’altro confermi la vicendevole novella stima. Hai visto mai che Balotelli ha scoperto che Salvini è sempre lo stesso Salvini di prima?

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