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Lombardia quasi a 10mila morti. Gallera, l’assessore che non augureremmo al nostro peggior nemico

Su Facebook dieci minuti di elogi per sé e Fontana. Peccato per quella inezia alla voce decessi. Il lapsus sulle case di riposo. Per Pasqua invita a fare i selfie.

Lombardia quasi a 10mila morti. Gallera, l’assessore che non augureremmo al nostro peggior nemico

Il punto quotidiano di Giulio Gallera, assessore al Welfare della Regione Lombardia, è sempre una sorpresa. Come si conviene al bravo televenditore.

Oggi ha impiegato i primi 10 minuti della sua diretta Facebook a lodare l’operato della Regione. Brava, bella, soprattutto tempestiva. Di fronte allo tsunami piombato addosso alla Lombardia ormai un mese e mezzo fa. Che Gallera definisce “un terremoto”, neanche lontanamente paragonabile a quanto accaduto nelle altre regioni, neanche quelle limitrofe. Ma la Lombardia è riuscita a capire subito, a mettere un argine. Gallera lo dice dopo aver raccontato in maniera quasi disarmante come il virus è andato in giro per settimane, da Codogno ed Alzano, in tutto il territorio, tra passi di danza nelle balere frequentate da gente di tutte le province, alle passeggiate aperte e libere. Prima che, a inizio marzo, la Regione Lombardia iniziasse a premere fortemente sul governo per far avviare il lockdown.

Ovviamente non fa menzione al fatto che non si erano accorti, né lui né Fontana di avere la possibilità di sfruttare una legge dello Stato per decretare immediatamente la zona rossa e impedire al virus di andarsene in giro a passo di danza.

Dopo aver lodato il trionfo della Lombardia, come sempre, Gallera è passato a sciorinare i dati.

I positivi sono 53.414, con un incremento di +1089. Un dato che, spiega l’assessore, è migliore di quello di ieri (+791) perché rilevato sul doppio del numero di tamponi.

Scende il numero di ricoverati (-114). E soprattutto, molto importante, quello dei ricoverati in terapia intensiva. Oggi sono 48 i posti che si liberano.

Anche i guariti aumentano: +649.

Infine, come sempre, Gallera parla dei decessi. Il neo, l’unica cosa che rovina la sua diretta. Non può nasconderli, altrimenti lo farebbe di certo. Sono altri 238 i cittadini lombardi che hanno perso la vita per il Covid-19. Almeno quelli ufficiali. Siamo a un passo dalle diecimila vittime in Lombardia (oltre 9.700), il 60% dei morti in Italia per coronavirus.

“I decessi sono sempre un’occasione di grande sofferenza. Vedete che anche questo è un dato che progressivamente si riduce. Insomma, anche l’ultimo dato negativo si sta ridimensionando costantemente, anche questo è un indicatore positivo”.

Queste le sue parole. Qualunque fosse l’intenzione, parole di dubbio gusto, perché in nessun caso si possono definire morti – che tra l’altro forse con una zona rossa più tempestiva si potevano evitare – un indicatore positivo.

Poi, Gallera è passato ad indicare la situazione delle varie province. Su Brescia, dove si registra un dato in forte crescita (+315), si è soffermato un po’ in più, spiegando che dipende dall’apertura di un nuovo laboratorio che ha consentito di processare più tamponi. E ha iniziato a spiegare a chi sono effettuati i tamponi. Agli operatori sanitari e poi:

“Alle rsa stiamo iniziando, ehm, continuando a fare tamponi agli operatori sanitari”.

Si è corretto, Gallera. Un lapsus freudiano che nel suo candore è una pietra miliare che rappresenta l’operato della Regione Lombardia.

Infine, l’invito ad una Pasqua in casa, in compagnia dei selfie.

“Siamo molto vicini al momento in cui potremo dire che la nostra battaglia, o almeno il primo tempo della battagli, è vinta. Dobbiamo essere contenti del grande sforzo che abbiamo tutti messo in campo. Il risultato è vicino, ma non dobbiamo allentare la tensione, dobbiamo fare una Pasqua in casa. Facciamoci le foto mentre pranziamo fuori al balcone, in cucina, facciamoci selfie a casa perché il traguardo è vicino, ancora qualche giorno. Vediamo se il 13 o anche tra una settimana di sacrificio. Ma se siamo determinati possiamo raggiungere il risultato”.

 

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