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Gori (sindaco Bergamo): «Ci vorranno dieci anni perché tutto torni come prima»

Al Messaggero: «Sono emersi i limiti della sanità lombarda. Con la zona rossa nella media Val Seriana oggi le cose andrebbero meglio»

Gori (sindaco Bergamo): «Ci vorranno dieci anni perché tutto torni come prima»

Il Messaggero intervista il sindaco di Bergamo Giorgio Gori in prima linea dall’inizio di questa emergenza. Annuncia che entro venerdì dovrebbe aprire il nuovo ospedale da campo, in Fiera, quello messo su grazie al finanziamento di Fedez e Chiara Ferragni.

Il sindaco denuncia i limiti della sanità lombarda, del presunto modello lombardo.

«I limiti maggiori emergono nella sanità di territorio che in Lombardia – nonostante gli sforzi che tutti stiamo facendo – non è solido come quello di Veneto ed Emilia-Romagna. Purtroppo ora ne abbiamo la prova. La rete dei medici di medicina generale, che è il primo baluardo contro il contagio, è falcidiata dalla malattia, qui da noi 140 medici su 800. Troppe persone arrivano in ospedale tardi e in pessime condizioni, devono essere intubate in terapia intensiva. Molte in ospedale non riescono proprio ad arrivare e muoiono a casa: sono quasi tutti anziani con la polmonite, casi di Covid-19 non censiti, che sfuggono ai radar. Si fa fatica a dare assistenza con l’ossigeno, a intercettare per tempo queste persone e in ospedale non c’è posto per tutti. Servirebbe una rete territoriale più forte, adesso c’è una corsa a potenziarla».

Gori parla della mancata zona rossa.

«Il punto non è mai stato Bergamo città. Il focolaio era ad Alzano Lombardo e a Nembro, più grave ancora che a Codogno. Non era facile decidere, questa è un’area ad altissima densità di popolazione e di imprese. Ma che credo che, se fosse stata chiusa la media Valle Seriana. oggi le cose andrebbero un po’ meglio. Io ero tra quelli che la chiedevano. E con forza. Ma alcuni amministratoti della zona non erano convinti, temevano per le tante aziende».

E a proposito del dopo.

«Preoccupato? Moltissimo. Questa è una provincia molto operosa, il contagio ha spazzato via in poche settimane generazioni di lavoro. Se riuscissimo a ripartire prima di settembre, davvero sarebbe un buon risultato. Ma perché torni tutto come prima, ci vorranno forse dieci anni».

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