Il ministro avrebbe potuto fermare il campionato con decreto, invece ha scaricato tutto su Dal Pino. I calciatori chiedono di rispettare la salute, poi si abbracciano e baciano in campo
Sulla Gazzetta dello Sport, Andrea Di Caro commenta la giornata convulsa di ieri, nel mondo del calcio. Attacca anche lui il ministro dello Sport Spadafora, come fatto da Alessandro Barbano sul Corriere dello Sport. Definisce le sue mosse un “triste balletto”. Prima partecipa al decreto notturno del Governo che autorizza le porte chiuse, e poi chiede di sospendere il campionato rinnegando lo stesso decreto.
Non ha preso alcuna decisione, ma ha scaricato tutta la responsabilità sulla Lega e sul presidente Dal Pino
“che pare diventato l’orsetto del luna park su cui sparano tutti. E non lo merita. Il governo può fermare un campionato se ritiene che sia pericoloso far giocare i giocatori o far uscire da alcune regioni gruppi di persone. Ma non si può fare un decreto e poi consigliare alla Lega di prendere una decisione coprendosi dietro l’autonomia dello sport”.
Anche l’Assocalciatori non è esente da colpe.
“Anche il post di Tommasi e la bozza poi rientrata di sciopero dell’Aic ha lasciato molto a desiderare dal punto di vista della tempistica e della gestione comune della situazione. I calciatori che chiedono di rispettare la salute, poi si abbracciano e baciano in campo – vedi il mucchio selvaggio dopo il gol di Dybala – lasciano riflettere sul rispetto delle raccomandazioni sanitarie”.