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Bucci: «I numeri della Lombardia non dicono più niente, molti ormai muoiono a casa»

Su Repubblica il biologo della Temple University di Philadelphia: «Anche in altre regioni dati in ritardo. L’epidemia è anomala, nessuna epidemia si comporta così»

Bucci: «I numeri della Lombardia non dicono più niente, molti ormai muoiono a casa»
Repubblica intervista Enrico Bucci, professore di Biologia dei sistemi alla Temple University di Philadelphia. Studia da giorni i numeri del Coronavirus in Italia per dare un’interpretazione all’epidemia. Al quotidiano dichiara:
«L’unica cosa certa è che i dati in arrivo dalla Lombardia sono ormai inutilizzabili. C’è un effetto saturazione che li falsa. Per chi, come me, fa questo tipo di analisi è meglio non prenderli in considerazione e concentrarsi sulle altre zone d’Italia».
I numeri non sono esaustivi. Non vogliono più dire niente. Non identificano tutti i malati, per il semplice fatto che molti, ormai, muoiono nelle case senza neppure fare un tampone. Un po’ quello che avevano denunciato, qualche giorno fa, i medici di base della Lombardia.
«Da quello che sappiamo, gli ospedali lombardi, ormai al limite del collasso, rimandano indietro moltissime persone con sintomi senza far loro il tampone. E quindi il numero di contagiati è ampiamente sottostimato. Ma come denunciano i sindaci del Bergamasco, c’è una stima errata anche dei decessi. Molti ormai muoiono a casa senza tampone e non nelle terapie intensive, quindi non risultano conteggiati come decessi per Covid-19 nei resoconti ufficiali. Per ogni morto in ospedale ce ne potrebbero essere due che sfuggono al controllo. Più in generale i dati arrivano “sporchi” e in ritardo, effetto della saturazione della sanità lombarda».
I ritardi nei dati, chiarisce, non riguardano solo la Lombardia. Ieri ai dati forniti dalla Protezione civile mancavano quelli della Campania, il giorno prima quelli della Puglia e della Provincia autonoma di Trento. Spiega perché.
«I sistemi sanitari regionali, per quanto riguarda anche la trasmissione e l’analisi dei dati, non erano preparati ad affrontare una emergenza di queste dimensioni. A livello locale mancano strutture efficienti che facciano i test e trasmettano i dati relativi alle autorità centrali».
Bucci prova a leggere i dati che circolano.
«I dati mostrano una accelerazione in Piemonte, oltre a quanto già noto per le Marche. E poi c’è lo strano comportamento della Toscana: la curva dei ricoverati in terapia intensiva è come se fosse fatta dall’unione di due rette consecutive, la prima più piatta, la seconda più inclinata. C’è qualcosa di anomalo da studiare. Nessuna epidemia si comporta così».
Bucci dice che è «meglio concentrarsi sui dati delle province e delle singole città. Ed è quello che farò nelle prossime ore».
Ci sono due modi per capire quanti sono, realmente, in Italia, i contagiati.
«Il primo ha a che fare con la genetica del virus: in queste ore sono state isolate altre due varianti genetiche nelle Marche. Ma perché le varianti si presentino il virus si deve essere riprodotto in certo numero di volte e questo ci può dire quante persone lo hanno ospitato. È un po’ come la genetica delle popolazioni, che ha permesso di capire quanti millenni fa si sono separate le varie etnie umane. Poi c’è un metodo più approssimativo che si basa sul numero dei decessi: dai morti di oggi si può risalire a quanti erano i contagiati due settimane fa, assumendo che si muoia a due settimane dal contagio e che il tasso di letalità (il rapporto tra morti e contagiati) di Covid-19 sia compreso tra il 1 e il 5%».
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