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Il Napoli è un brand sempre più internazionale, è anche per questo che in città piace meno

C’è un filo rosso che lega la penuria di abbonamenti e l’aumento dei tifosi nel mondo (dati Ipsos) così come le sempre più presenze di “emigranti” o stranieri alle partite di Champions. Il Napoli appartiene meno a Napoli

Il Napoli è un brand sempre più internazionale, è anche per questo che in città piace meno

Ha più tifosi di Roma e Lazio messe insieme

Nell’estate in cui tutta l’attenzione si è concentrata sul calciomercato dei nomi possibili e dei sogni mai realizzati (chi ha detto James?) è passata quasi sotto traccia una statistica a mio avviso molto significativa.

Come ad inizio di ogni campionato la Gazzetta dello Sport ha commissionato ad una importante società di sondaggi (Ipsos) il compito di misurare il seguito delle squadre di serie A: ebbene i risultati di tale indagine hanno confermato il Napoli ampiamente come quarta forza d’Italia per numero di supporter dietro le solite tre grandi storiche Juve, Inter e Milan.

Questi numeri, letti attentamente, dicono molto su quale sia lo stato di salute attuale del “brand” calcio Napoli. La squadra azzurra ha un trend in continua crescita, e la grandezza di tali numeri è simboleggiato da un dato emblematico: il Napoli con i suoi circa 2 milioni e 800 mila tifosi in Italia, conta più appassionati di Roma e Lazio messe assieme.

Naturalmente questo è un dato che fa riferimento al solo seguito nazionale, mentre al contempo appare evidente come il Napoli stia aumentando in modo considerevole il numero di appassionati in Europa e nel mondo.

Ebbene, ad analizzarle con attenzione, queste cifre stridono clamorosamente con l’altro dato che sta facendo invece tanto discutere a proposito del seguito cittadino della squadra azzurra: il numero degli abbonamenti per le gare al San Paolo, classifica in cui il Napoli si ritrova addirittura in piena zona retrocessione.

“Meglio la C che un presidente così”

A ben riflettere proprio in questa dicotomia (Napoli con sempre più tifosi “nazionali” e sempre meno abbonati “locali”) c’è probabilmente la chiave per comprendere tutto il corto circuito che si è creato attorno alla percezione di questa squadra ed ovviamente di questa società.

Il Napoli si sta internazionalizzando sempre più, ed appare evidente come questo processo sia indigesto ad una parte della tifoseria cittadina. Quando leggiamo dei tifosotti che inneggiano al “meglio la C che un presidente così” , dopo il sorriso iniziale che si riserva ai grulli di Paese bisognerebbe riflettere forse in maniera più approfondita. Il Napoli dei famosi presidenti “tifosi”, quelli che mettevano il cuore (?) come Ferlaino e Naldi nel decennio nefasto (1994-2004) ha perso di fatto due generazioni di tifosi: e infatti nella fascia trentenni/quarantenni sono numerosissimi in città i tifosi delle grandi del Nord e della stessa Roma.

Al contrario, il Napoli dell’“affarista senza scrupoli” De Laurentiis ha ridato slancio alla marea azzurra soprattutto nelle nuove generazioni. E si badi bene che per vincere, o almeno per provare a vincere, servono ovviamente soldi: e per fare soldi devi avere tanti tifosi cui “vendere un prodotto”: esattamente ciò che sta provando a fare il Napoli attuale. Avere una platea più ampia possibile per cercare di attrarre nuovi appassionati, nuovi sponsor e di conseguenza nuovi campioni.

Chi ha frequentato il San Paolo negli ultimi tempi, sa bene come il pubblico presente allo stadio sia enormemente cambiato rispetto al passato: volendo estremizzare, potremmo dire che la presenza di tifosi indigeni stia pian piano diventando una minoranza. Soprattutto in occasione delle gare di Champions League della passata stagione è stata evidente la massiccia presenza di appassionati proveniente da fuori regione e spesso dall’estero.

Il Napoli presenza fissa in Champions League, il Napoli che ogni anno lotta per il vertice, attrae ormai in maniera naturale nuovi appassionati non necessariamente campani o napoletani.

Esattamente ciò che accade ai Top Club europei.

Quando ebbi modo di entrare per la prima ed unica volta al Nou Camp di Barcellona, fu una sorpresa notare le migliaia di tifosi/turisti arabi, cinesi e sudamericani presenti sugli spalti. Non ultras lamentosi pronti a criticare ad ogni sospiro, ma spettatori di un grande show con giocatori di prim’ordine.

Direbbe qualcuno: è il progresso, bellezza!

E qui probabilmente casca l’asino. In una città in cui una certa retorica autocompiacente fa spesso capolino, c’è una parte de tifo partenopeo che sembra essere incredibilmente allergico alla contemporaneità. Chiusi nel loro piccolo orticello, qualcuno forse davvero preferirebbe i 500 tifosi in trasferta a Gela in Lega Pro piuttosto che il mezzo miliardo di persone che guarderà Napoli- Liverpool di Champions.

Ecco, De Laurentiis semplicemente crede e cerca di proiettare il Napoli nel futuro: un futuro in cui un Napoli competitivo avrà sempre più spazio e appeal, e quindi probabilità di vincere.

E pazienza per quelli che non riescono a dimenticare i magnifici tempi delle presentazioni in piazza Plebiscito di Pasino e Zanini: ci sono tante degnissime squadre campane in serie C pronte a regalare loro un brivido di piacere autentico.

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