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Sarri alla Juve: la rivoluzione tradita

L’arrivo di Sarri a Torino trasformerebbe un dialogo durato tre anni in tante bugie ed il sarrismo in una farsa, a nulla valendo la dedica della vittoria a quel pubblico per addolcire una scelta professionale sanguinosa

Sarri alla Juve: la rivoluzione tradita

La conquista del potere non conclude la rivoluzione ma la apre soltanto.”   (Lev Trotsky)

Sarrismo concezione del gioco del calcio propugnata da M. Sarri fondato sulla velocità e la propensione offensiva.”

Partendo dall’analisi propedeutica di questo neologismo per la comprensione esatta dell’essenza di questo sistema di gioco Chi ha vissuto la realtà del triennio napoletano è consapevole che questa definizione risulti in qualche modo manchevole di un elemento sostanziale ovvero il richiamo alla Bellezza.

Sarri stesso ,infatti, nel gennaio 2018 aveva dichiarato: ”Il nostro obbiettivo è la bellezza… l’unica strada che può portarci a fare risultato.”

Con l’arrivo al Chelsea, supportato con una rosa ampia dal giusto mix di esperienza e freschezza, ci si aspettava di assistere alla seconda fase, il compimento dell’opera esportare il sarrismo senza mai dubitare nella sua capacità di esistere al di fuori della realtà napoletana, dove aveva trovato le condizioni giuste, l’habitat ideale.

La sfida, il passo successivo, infatti, era proprio quello di riuscire a dimostrare che il sarrismo potesse essere sperimentato altrove in scenari e con interpreti radicalmente cambiati.

Ma il calcio ha dimostrato ancora una volta di non essere matematica ma alchimia ed il centro di gravità permanente, il laboratorio dove era nato ed esploso il sarrismo era e restava Napoli ed il Napoli.

L’esperienza londinese

L’esperienza londinese dopo un brillante avvio, infatti, ha vissuto successivamente fasi altalenanti divenendo qualcosa di diverso da quel sistema di gioco che aveva suscitato tante emozioni e raccolto vasto consenso.

Cura efficace ai suoi esordi, il sarrismo a Londra si è lentamente trasformato in elemento avulso, rigettato dalla squadra ribellatasi alla rigida geometria degli schemi armoniosi sostituiti dalla libertà del più pratico individualismo.

Senza il gioco corale snaturato dei suoi caratteri, il sarrismo è divenuto pragmaticamente prevedibile spesso con possesso palla lento ed orizzontale estraneo al calcio iperadrenalinico come quello inglese, la cui intensità aveva messo in crisi anche Guardiola al suo primo anno al City.

L’ideale bellezza, trasformatasi in un sistema fondato su egotiche individualità ha segnato il momento in cui il sarrismo ha tradito se stesso arrendendosi alla logica della necessità del risultato a tutti i costi in risposta alle critiche di un pubblico poco incline all’attesa che non lo ha mai amato, e che si era spinto fino al punto di accusare Sarri di essere un allenatore inadeguato e di proporre un calcio noioso

Quell’ideale sistema di gioco, che a Napoli si era forgiato una tappa dopo l’altra insieme alla sua opera, a Londra si è fatalmente smarrito, pur conseguendo la squadra tutti gli obiettivi societari prefissati fino, in ultimo, alla vittoria nella finale di Europa League priva di emozioni.

Un calcio, quello visto nella finale, speculativo costituito da ripartenze ed  attendismo in contrapposizione all’essenza stessa del gioco sarriano , un calcio che qualcuno ha salutato come lo sviluppo evolutivo dell “ allegrismo”

Sarri alla Juve

Adesso che la sua esperienza londinese sembra giungere al termine, l’arrivo di Sarri a Torino trasformerebbe un dialogo durato tre anni in tante bugie ed il sarrismo in una farsa, a nulla valendo la dedica della vittoria a quel pubblico per addolcire una scelta professionale sanguinosa

Il pubblico napoletano, che lo ha costantemente seguito, con calore, avrebbe voluto che Lui avesse confutato nelle interviste a Skysport, nel dopo Baku, queste notizie relegandole al rango di stupide menzogne, perché non vi fosse macchia sul suo onore di rivoluzionario, perché mai avrebbe accettato nè direttamente nè indirettamente trattative con i nostri storici avversari, i padroni del Palazzo, perché l’arrivo su quella panchina rappresenterebbe senza dubbio l’emblema della Rivoluzione Tradita, lo squarcio di un velo che mostrerebbe la fine di quell’ideale simbolismo in cui Sarri ha rivestito il ruolo di personaggio antisistema, in cui certi valori erano tutt’uno con l’uomo, operaio senza doppiopetto  ” espressione sanguigna dell’anima popolare della città di Napoli e del suo tifo”.

La professionalità

La vera professionalità, infatti, impone delle rinunce e vieta quelle scelte contrastanti con le proprie convinzioni personali.

Se la scelta di Sarri dovesse ricadere sulla panchina del successo a tutti i costi, anche se il suo passaggio a Torino non sarebbe diretto come quello di Giudain, come sostenuto da certa stampa poco coerente, non reggerebbe la scusante/attenuante del periodo trascorso a Londra. .

La conclusione da trarre in questo caso porterebbe alla sconfitta dell’idea del” Comandante e  dei 18 uomini per fare un colpo di Stato” , frutto solo della nostra illusione, ed in questo caso, parafrasando M. Crosetti, Sarri sarebbe “non più Maestro ma cantastorie.”

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