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Ancelotti uccida il Narciso che si annida nel Napoli

Alla ricerca di un difetto dopo la vittoria 4-1 a Roma. La forza mentale va allenata in ogni partita. Ieri la Roma era incredibilmente tornata in gioco

Ancelotti uccida il Narciso che si annida nel Napoli
Il fallo da rigore di Meret su Schick (Hermann / KontroLab)

Vincere a Roma 4-1

Non apparteniamo alla schiera di coloro i quali in queste ore stanno mostrando e ostentando stupore e gioia per il Napoli di Ancelotti, come se finalmente avessero scoperto un giovanotto alle prime armi con la pratica del foot-ball. Non appartenendo a questa categoria, noi come Napolista dopo la rotonda vittoria per 4-1 in casa della Roma (risultato che a memoria non ricordiamo in casa dei giallorossi) possiamo anche dedicarci ad altro.

Ce ne sarebbero e ce ne sono di temi. Fondamentalmente tutti inclini all’elogio. Perché la Roma sarà pure – e lo è – una squadra a pezzi, che non corre, il cui allenatore a fine match fa la conta di chi ha stretto i denti per giocare e ci ha messo la faccia e chi – Zaniolo – ha alzato il braccio e si è chiamato fuori. È tutto questo e anche altro, la Roma, con un presidente che in alcuni frangenti somiglia troppo a una macchietta. Però il Napoli ha vinto 4-1 in casa di una squadra che fino a ieri era quinta in classifica. E lo ha fatto senza Insigne, senza Albiol, senza Zielinski, senza Ghoulam, senza Diawara e forse qualcuno ce ne dimentichiamo. E chi volesse, potrebbe anche aggiungere Rog e Hamsik. È un tema che andrebbe approfondito. Soprattutto, come abbiamo fatto, è destabilizzante un allenatore che alla vigilia – con l’infermiera piena e calciatori reduci dalle Nazionali – aveva dichiarato: “non siamo in emergenza”.

Il tema Insigne, o meglio senza Insigne

Di tema ce ne sarebbe un altro. Apparentemente polemico, in realtà suffragato dai fatti. Il Napoli senza Insigne. Ne ha giocate sei in campionato senza il capitano post Hamsik. Sei vittorie.

Udinese-Napoli 0-3
Napoli-Bologna 3-2
Napoli-Lazio 2-1
Parma-Napoli 0-4
Napoli-Udinese 4-2
Roma-Napoli 1-4

Ce ne occuperemo e ci beccheremo gli insulti. Ma è un dato. L’unica sconfitta è stata una falsa sconfitta, quella di Salisburgo: fu una partita inutile. E dobbiamo aggiornare i calcoli del Napolista sulla media gol del Napoli con Insigne e senza Insigne. La differenza è paurosa. Da qui non discende alcun giudizio del giocatore. Ibrahimovic non si discute, eppure nel Barcellona non si integrò (segnò comunque 21 gol in 45 partite). E noi non vogliamo accostare Insigne a Ibrahimovic. Non abbiamo del tutto perduto il senno.

Dobbiamo ancora crescere mentalmente. Il fatto che il primo tempo sia finito in parità è stato un segnale negativo, ci siamo adattati troppo al ritmo della Roma. C’è stata una ingenuità individuale di Meret, ma non è un caso che il primo tempo sia finito 1-1, malgrado meritassimo di terminare con un vantaggio più ampio (Carlo Ancelotti).

Il killer instinct

Il tema che oggi ci tocca di più è quello legato alla forza mentale del Napoli. Da uomo intelligente e profondo conoscitore di calcio e non solo, ne ha accennato ieri Ancelotti nel post-partita a Sky. Perché uno o più difetti nella prestazione del Napoli a Roma bisogna pur trovarli. Ci sarebbe l’uscita di Meret che ha provocato il rigore. Ma ce ne interessa un altro. Il Napoli ha atteso 45 minuti prima di uccidere la partita. E per fortuna che il nostro avversario era a pezzi. Il Napoli ha dovuto vincere due volte la partita contro la Roma di Ranieri. La prima volta, nel primo tempo, ha buttato il vantaggio a mare con una serie di azioni sprecate come se si stesse giocando per strada. Senza il killer instinct che nello sport è fondamentale.

È come se il Napoli ieri, nel primo tempo, non avesse voluto vincere. Ha mostrato un narcisismo irritante. E ai confini dell’autolesionismo. Seguiamo tutti il calcio da tanto tempo e non sappiamo più quante volte è capitato di aver assistito a partite che sembravano segnate e che poi per un episodio sono girate in tutt’altro verso. Per fortuna ieri non è accaduto. Troppa la distanza tra le due squadre. Ma il Napoli ha giocato col fuoco. Non osiamo immaginare cosa sarebbe accaduto se nella ripresa il Napoli – per opera e virtù dello spirito santo – si fosse trovato di fronte un’altra Roma.

Le partite vinte e chiuse quando c’è la possibilità di farlo. Era successo anche contro l’Udinese, in realtà. Lì, però, c’era l’attenuante dell’incidente a Ospina che aveva naturalmente destabilizzato i calciatori in campo, oltre ad aver inciso sulla prestazione del portiere. Ieri, c’è stato solo un incomprensibile gigioneggiare. Ovviamente anche questa è una tappa che rientra nel processo di crescita, lo sappiamo. Però è un processo che va testato di partita in partita. Non si diventa capaci di ferrea concentrazione da un giorno all’altro. L’unico allenamento è farlo durante le partite che si hanno a disposizione. Ieri, il secondo tempo è stato certamente migliore del primo. Ed è un segnale. Ma non basta.

Serve meno narcisismo, meno leziosità come ha detto Ancelotti. Serve vincere le partite per accrescere autostima e abituarsi a vincere. Sembra semplice e banale. Non lo è affatto.

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