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Hamsik, potevi dircelo prima (saremmo venuti in 50mila)

Hai superato ogni record. Sempre in silenzio, sempre timido, sempre in disparte. Ora Napoli sarà anche quella di Hamsik

Hamsik, potevi dircelo prima (saremmo venuti in 50mila)

Il capitano

Caro Marek, potevi dircelo prima! Saremmo venuti in cinquantamila ad applaudirti, a chiederti di restare, ad abbracciare quella fascia per l’ultima volta al San Paolo. Ti avremmo visto calpestare quell’erba con la fierezza e la dignità partenopea che ti porti dietro dalla prima partita in Serie A con la nostra maglia. Da dove hai timbrato ad uno ad uno i nostri occhi, ad una ad una le nostre anime con l’orgoglio di chi ha sempre scelto di restare, con noi, rifiutando Milan e Juventus.

Hai percorso giorno dopo giorno il cammino della nostra rinascita, fino alla Champions ai trofei alzati in faccia alla boria bianconera, fino all’ultimo indegno colpo di scena che ci ha tolti lo Scudetto dalle mani. Ora vai via, e ce lo dici cosi? Ce lo lasci capire dopo un facile tre a zero, senza nemmeno la possibilità di renderci conto di quale persona stiamo perdendo. Uomo vero, silenzioso e onesto, talento puro e sguardo inzuppato da una verace pelle, ormai, napulegna. Sai Marek? Ricordo ancora quando strappasti la palla dai piedi di Gattuso e corresti, Dio quanto corresti! Dal nostro limite dell’area fino all’altra porta, dribblando mezza difesa in affanno e segnando un goal meraviglioso. Lì ho capito che tu, noi, insieme saremmo diventati una eccellenza europea.

Sempre in silenzio

Hai superato ogni record, hai regalato al calcio il nuovo modello di centrocampista, segnando come nessuno mai. Sei cresciuto accanto a Grava, Aronica, Savini e piano piano sei andato a mettere i piedi in testa a Neymar, Salah, Firmino.

Sempre in silenzio, sempre timido, sempre in disparte come se questa squadra ti appartenesse così tanto da non volerla sciupare per il gusto solo di apparire, tu come protagonista. Hai battezzato Cavani, Higuain, Koulibaly, Lorenzo nostro, facendo capire loro con l’esempio cosa voglia dire indossare questa maglia, la tua maglia, la diciassette. E già, in barba a qualunque refuso scaramantico, ti presenti a Napoli e scegli quel numero, senza preoccuparti minimamente di quel che potesse rappresentare, perché la tua freddezza da predestinato non avrebbe guardato in faccia a nessuno, figurarsi a stucchevoli dicerie popolane.

Caro Marek, hai scelto la Cina, lontano il più possibile da noi, lì dove il sole nasce, cosi da poterlo ammirare prima che tocchi la nostra latitudine, prima che noi possiamo svegliarci e renderci ancora conto che il simbolo della nostra amata squadra sia andato via. Napoli era solo Maradona, che ha segnato un’epoca, l’ha aperta e l’ha chiusa, lasciandoci orfani di bandiere e miti da ricordare, come se fosse un ponte sospeso dal 1991 al 2007. Sedici anni di nulla, sedici anni di delusioni. Ora Napoli sarà anche quella di Hamsik, quella del ragazzino timido che ha saputo fare del suo silenzio il rumore più fragoroso nella storia di questa città, di questa squadra. Buona fortuna, Capitano, ci vorrà del tempo, tanto tempo per poter cacciar via questo magone tremendo che mi hai lasciato.

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