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Il Rosso ai giudici: «Degli scontri non parlo, Daniele aveva le gambe rotte ma stava bene»

Al gip Salvini: «Ho visto una vettura scura passare sopra una persona a terra. Se c’è stata una pausa per i soccorsi? Non rispondo»

Il Rosso ai giudici: «Degli scontri non parlo, Daniele aveva le gambe rotte ma stava bene»

“Ho passato il Natale da lui”

È il 2 gennaio e davanti al giudice per le indagini preliminari di Milano, Guido Salvini, Marco Piovella (detto il Rosso) uno dei capi ultrà dell’Inter, in carcere, viene sottoposto all’interrogatorio di garanzia.

Ecco quello che ha dichiarato al gip Salvini.«Per il momento, mi avvalgo della facoltà di non rispondere per quanto concerne la dinamica degli avvenimenti del 26 dicembre e il mio ruolo, pur confermando quanto già ho dichiarato alla Digos il 29 dicembre. Sono però disponibile a raccontare quanto avvenuto il 25 e a fare alcune precisazioni in merito alle mie dichiarazioni del 29.

Faccio innanzitutto presente che sono coinvolto psicologicamente e moralmente nella morte di Daniele perché era un mio carissimo amico, come un fratello maggiore. Questo mio coinvolgimento emotivo è dovuto anche al fatto che proprio il 25 sono andato a casa sua, vicino a Varese, senza nemmeno avvisarlo, e ho passato il Natale con la sua famiglia e i suoi bambini. Sono convinto ora che se io non fossi andato a trovarlo il giorno di Natale lui, che peraltro è un tifoso del Varese e non dell’Inter anche se il Varese è un squadra gemellata, nemmeno sarebbe venuto a Milano».

«Per quanto riguarda quanto accaduto il 26 dicembre, vorrei correggere una cosa che è stata scritta, probabilmente per fretta, nel verbale. Non è esatto che io mi sia accorto subito chi era la persona a terra, e cioè che fosse il mio amico Daniele. Io ho visto una macchina che passava sopra a una persona a terra, ma in quel momento non sapevo chi fosse. 
Esattamente ho visto una vettura, che definirei una berlina di colore scuro, passare sopra con la ruota anteriore destra e quella posteriore destra a un ragazzo steso a terra e anche per un momento fermarsi prima di superare “l’ostacolo”».

«Mi sembra che la vettura non procedesse ad alta velocità. Per quanto io ho visto, la vettura ha schiacciato la persona all’altezza delle gambe. Mi sono avvicinato e dato che il volto era solo semi coperto ho riconosciuto subito che era Daniele. In quel momento però ancora parlava e mi ha risposto “ho le gambe rotte ma sto bene”. Daniele era steso con la testa in direzione del lato destro di via Novara, direzione stadio e le gambe in direzione opposta, trasversali alla carreggiata. Io ero praticamente davanti a lui all’angolo tra via F.lli Zoja e via Novara».

“Daniele deve essere arrivato lucido in ospedale”

«Riconosco nello schizzo che l’ufficio appronta la situazione dei luoghi che ho descritto.
Aggiungo che Daniele deve essere giunto lucido anche in ospedale in quanto ha dato, secondo me volutamente, la sua data di nascita falsa come 1983. Era questo un messaggio alla moglie con la quale giocava spesso a darsi un’età minore in quanto ella le diceva sempre che quando avrebbe compiuto 40 anni avrebbe dovuto smettere di andare allo stadio».

«Nei giorni seguenti ho commentato i fatti successi solo con la moglie di Daniele. Le persone dello stadio nei giorni successivi al 26 non le ho sentite; a parte la moglie di Daniele, ho sentito mio padre, i miei dipendenti e alcuni colleghi».

“Non saprei dire chi lo ha soccorso”

Il P.M. chiede all’indagato: “In che momento dei fatti a suo giudizio è avvenuto l’investimento?
L’indagato risponde: «Mi pare di ricordare che l’episodio sia avvenuto proprio all’inizio degli scontri. Credo di averlo detto anche in Questura e forse il particolare è sfuggito. Preciso che il momento in cui ho parlato con Daniele, cioè quello in cui l’ho riconosciuto, è stato invece alla fine degli scontri e questo non è avvenuto in via Novara. Qualcuno lo aveva inizialmente spostato dalla carreggiata sul marciapiede destro di via Novara, ma io ancora lì non gli ho parlato. Poi è stato spostato all’ingresso di via Fratelli Zoja nel punto che indico sullo schizzo ed è lì che gli ho parlato e mi ha detto quelle parole che ho riferito ed anche “portatemi in ospedale”. Non saprei dire chi lo ha soccorso ma dopo avergli parlato io sono intervenuto, l’ho preso in braccio e l’ho messo in una macchina che era diretta verso l’ospedale».

“Una pausa agli scontri per soccorrere Daniele? Non rispondo”

«Non sono in grado di dire di che marca e di che colore fosse l’auto, io comunque sulla macchina non sono salito. Poiché mi si indicano i nomi di detto Andrea Rolla detto “Giotto” e di Chicco o Federico Martinello come possibili accompagnatori di Daniele in ospedale non posso confermare questa circostanza, anche se conosco entrambi come persone che vengono allo stadio con noi e che mi hanno aiutato con le coreografie. Con riferimento a tale ultimo accenno faccio presente che io sono stato indicato come componente di un direttivo della curva, ma voglio precisare in che termini si deve intendere ciò. Effettivamente c’è un gruppo di persone, appartenente a vari gruppi che si riunisce i giovedì sera al baretto vicino allo stadio, appena fuori dalle cancellate. Io ne faccio parte, ma con particolare riferimento al mio ruolo delle coreografie di cui di fatto sono il responsabile e che sono conosciute per la loro bellezza in tutta Italia. Poiché l’ufficio mi chiede se di questo direttivo fanno parte anche Nale e Seribelli, posso dire di “sì” e del resto sono molto conosciuti, penso anche dalla Questura».

«Quando ho parlato a Daniele in via Fratelli Zoja non appariva come una persona in fin di vita anzi era molto reattivo e io non ho percepito la gravità delle lesioni riportate dallo stesso».
Il PM chiede se “in concomitanza con il momento in cui è stato travolto Belardinelli vi sia stata una pausa degli scontri da ambo le parti al fine di consentire che fosse soccorso”.
L’indagato dichiara: «Su questo punto non intendo rispondere».

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