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Nel video Amazon c’è il futuro del Napoli: Ancelotti consegna le maglie a Milano

In città, in nome del papponismo, i tifosi esigono un risarcimento dal club; fuori Napoli, invece, spendono. Per agganciare il treno Superlega, il Napoli ha bisogno di loro

Nel video Amazon c’è il futuro del Napoli: Ancelotti consegna le maglie a Milano

Lo stadio virtuale

Mentre Napoli si attarda nella polemica sui gusti gastronomici di De Laurentiis che non ama la pizza napoletana (in realtà, lo disse già quasi tre anni fa), in settimana in casa Napoli c’è stato un avvenimento a nostro avviso ben più importante. Il club ha diffuso il video di Carlo Ancelotti che consegna a tre tifosi le magliette che loro hanno acquistato su Amazon. E fin qui tutto rientra nella normalità, senza dimenticare che il Napoli è stato il primo club ad aprire uno shop su Amazon.

La novità sta nel luogo scelto per la consegna delle magliette. Il video è stato girato a Milano, i tifosi che hanno comprato la maglietta risiedono a Milano ed è lì che Ancelotti è andato a consegnarle. C’è tutto il Napoli di De Laurentiis in questo video. È la concretizzazione del concetto di stadio virtuale di cui il presidente parla da anni.

Da circa dieci anni, De Laurentiis batte sul tasto dell’eccessiva enfasi che viene data a ciò che accade a Napoli e allo stadio. Da circa due anni sbandiera l’ormai celeberrima ricerca della Nielsen secondo cui il Napoli avrebbe 35 milioni di tifosi nel mondo e circa 120 milioni di simpatizzanti. Un anno e mezzo fa, riferì di questa ricerca nella sede romana della sala stampa estera. Ci tenne a far sapere ai giornalisti stranieri che il Napoli ha sette milioni di fan negli Stati Uniti, cinque in Brasile e 4.6 in Italia. Oltre a 18 milioni di simpatizzanti in Cina.

Da noi impera il papponismo, i tifosi fuori Napoli spendono

Aurelio De Laurentiis, per dirla alla De Gregori, non aveva bevuto né era impazzito. Il presidente del Napoli sa benissimo, e talvolta ha cercato persino di farlo capire – ovviamente invano – in città che per provare ad agganciare il tram dei grandi club d’Europa il Napoli deve dare dimostrazione di avere ramificazioni ben oltre il Vesuvio. Discorso impossibile da far comprendere in un ambiente che ha creato il fenomeno “culturale” (chiamiamolo così) del papponismo.

Eppure, senza prendere per oro colato la ricerca della Nielsen, De Laurentiis non ha bisogno di inventarsi granché. I flussi migratori prescindono da lui. Il Napoli è effettivamente una squadra che ha tifosi in tutto il mondo. E, dettaglio tutt’altro che irrilevante, c’è una enorme differenza tra i tifosi residenti a Napoli e quelli che vivono altrove. Differenza non solo numerica: i secondi sono certamente e decisamente di più. Ma, soprattutto, hanno un altro approccio e una diversa capacità di spesa (come scrisse Raniero Virgilio). Pochi mesi fa, in occasione di Torino-Napoli, in tanti rimasero affascinati dalla ragazzina bionda tifosa del Napoli che gioiva e si disperava sugli spalti per le sorti della sua squadra. In pochi si soffermarono sul fatto che fosse francese. O che indossasse la maglia ufficiale la stessa ferocemente contestata da tanti tifosi.

In città i tifosi esigono un risarcimento

È la forbice di cui parliamo. A Napoli si sta sempre più radicando il concetto che i tifosi del Napoli siano in credito nei confronti del club e del suo presidente e che debbano esigere la vittoria come risarcimento di questo tanto insopprimibile quanto presunto (aggiungiamo noi) amore che provano per la loro squadra del cuore. Non sono affatto pochi i tifosi a Napoli che pretendono la vittoria e nulla vogliono dare in cambio, anche perché finirebbe nelle tasche del pappone e non sia mai. Qualcuno, lo trovate facilmente sui social, ha manifestato gioia per l’eliminazione dalla Champions, “così il pappone non guadagna sulla nostra pelle”.

Altrove, nel resto del mondo, funziona in maniera differente. Il merchandising è uno dei modi per sostenere la propria squadra del cuore. Ma, attenzione, i tifosi del Napoli non abitano soltanto a Napoli. È un fenomeno che notammo già questa estate a Dimaro: sui social imperversava la tempesta su De Laurentiis e la maglietta a cento euro; in Val di Sole, diligentemente, tanti tifosi – tanti non residenti a Napoli – si mettevano in fila contenti pur di sborsare un centone per avere la nuova maglia azzurra con tanto di autografo presidenziale. E non erano certo tifosi di Serie B solo perché non residenti in città.

Il progetto Superlega

Non è certamente un caso se i tre tifosi del Napoli, cui Ancelotti ha consegnato la maglietta, vivono a Milano. Sono la certificazione – semmai ce ne fosse bisogno – della forza del Napoli fuori città. Forza, ripetiamo, anche economica. È fuori Napoli che il club può dimostrare di avere una robusta fan base. Fan base, tra l’altro, in grado e con voglia di spendere. Rimanendo solo in Italia, il Napoli è una squadra che potrebbe tranquillamente giocare in tutti gli stadi del Nord e riempirli. La nuova frontiera del calcio – non stiamo qui a discutere se la condividiamo o no – comprende anche la capacità di spesa dei propri tifosi. Di questo ragionano i signori del calcio. E se il Napoli non vuole rimanere tagliato fuori dall’alta velocità del pallone, deve cercare di dimostrare di avere le carte in regola per stare in futuro nella cosiddetta Superlega. Anche in questa ottica, come vi scrivemmo, va letta la scelta di Carlo Ancelotti.

Il video Amazon è un messaggio anche al mondo del calcio: il Napoli ha tifosi in tutto il mondo e le maglie le consegna a Milano (città in cui peraltro vivono tantissimi napoletani). La centralità di Napoli sarà sempre meno evidente, tranne ovviamente che per la retorica che da sempre accompagna il club. Del resto ormai da tempo ci sarebbero in città le condizioni socio-culturali per una seconda squadra. Una squadra finalmente figlia del papponismo. Ahiloro manca l’imprenditore.

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