Stasera alle 21 (in diretta su Dazn) il grande spettacolo della finale di Libertadores. Match d’andata alla Bombonera, senza tifosi ospiti.
Appuntamento con la storia
Per gli appassionati di calcio napoletani, è quasi un peccato che oggi si giochi Genoa-Napoli. Anzi, senza quasi. Perché mezz’ora dopo il calcio d’inizio a Marassi, inizierà una delle partite più importanti degli ultimi dieci-quindici anni, in Europa. Probabilmente, la più importante di ogni tempo in Sudamerica. Forse, solo il Maraçanazo del 1950 può avere lo stesso impatto storico-culturale, ma più per il risultato finale che per l’epica preventiva, cioè prima del calcio d’inizio. Boca-River, invece, è già oggi una partita storica. Lo è dal momento in cui i Milionarios hanno eliminato il Gremio in semifinale, raggiungendo i rivali Xeneizes già qualificati all’ultimo atto.
È il primo Superclasico in finale di Copa Libertadores. È il primo derby argentino in finale, finora solo due volte si sono incrociate due squadre brasiliane. Basterebbe questo, ma c’è la mistica della rivalità infinita, una storia di guerra sportiva che si trascina da secoli, e che si alimenta nella leggenda. Che poi è anche una questione di suggestione temporale: questa Libertadores sarà l’ultima ad essere assegnata con il format andata/ritorno per la finale. Dall’anno prossimo, si passa alla gara unica, su campo neutro. Bombonera e Monumental saranno gli ultimi stadi ad ospitare una squadra puramente di casa nell’ultimo atto della manifestazione più importante del Sudamerica. Non poteva esserci modo migliore, momento migliore, per chiudere il cerchio. Per l’epica calcistica, non potrebbe esserci niente di più suggestivo.
Differenze culturali
Ci sono milioni di storie da raccontare. Una l’abbiamo già accennata, quella della divisione tra ricchi e poveri. La Boca è il quartiere portuale di Buenos Aires, entrambe le squadre sono state fondate nella stessa zona, il Boca deve il suo soprannome storico al fatto che gli amici che decisero di creare il club erano immigrati genovesi. Il River, invece, è emigrato in una zona bene della capitale dopo aver perso uno spareggio con gli storici rivali. Così sono diventati i Milionarios, squadra simbolo delle classi agiate e diventata ricchissima durante gli anni Cinquanta del secolo scorso. Erano i tempi della leggendaria Maquina, l’attacco atomico del River che creò una leggenda di risultati e bel gioco quasi mai eguagliata in Argentina. Le origini di Alfredo Di Stefano, che non faceva parte della formazione originaria ma crebbe e si impose dopo l’altro idolo Pedernera. Poi costruì il suo status di icona in Colombia e al Real Madrid.
Il Boca è rimasta la squadra del popolo, non a caso è nel cuore di Diego Maradona. Una dimensione che però è solo di percezione sociale, perché in realtà la bacheca internazionale degli Xeneizes, è ben più fornita di quella dei rivali. Sono sei Coppe Libertadores contro tre, una differenza che si riequilibra perfettamente con i grandi successi domestici (36 titoli per il River, 33 per i rivali). Stasera va in scena il primo round di una sfida decisiva, a livello emotivo ma anche tecnico. Se il River dovesse vincere la Copa, sancirebbe il ribaltamento della situazione, dato che il Boca non vince il massimo trofeo internazionale dal 2007; Marcelo Gallardo, invece, ha già guidato i Milionarios al successo sub-continentale nel 2015.
Proprio Gallardo, nell’anno 2004, fu un protagonista attivo e in negativo dell’ultimo Superclasico in Copa Libertadores. Doppia sfida in semifinale, l’attuale tecnico del River era in campo con i Milionarios e fu espulso alla Bombonera. Stasera si comincia proprio da lì, quattordici anni fa fu il Boca a passare il turno, ai rigori. In finale, però, cedette il passo ai carneadi colombiani dell’Once Caldas. Un’altra partita finita ai rigori.
La partita sarà visibile su Dazn
Un simbolo del River sulla panchina del River, stessa cosa per il Boca. Il tecnico degli Xeneizes è Guillermo Barros Schelotto, 10 anni da calciatore al Boca e poi allenatore (direttore tecnico) del Palermo per pochissimo tempo. O almeno, il tempo di capire che la Uefa non avrebbe riconosciuto il suo patentino di allenatore in Italia. Qualcuno sostiene che Schelotto abbia abbandonato la Sicilia perché aveva già ricevuto l’offerta del Boca, del quale prese le redini poche settimane dopo l’addio a Zamparini. Da allora, ha vinto per due volte il titolo nazionale. Come se gli ultimi anni avessero sancito l’inversione dei ruoli, il Boca grande in Argentina e il River più forte fuori dai confini.
In campo, tanti personaggi conosciuti anche da noi: Fernando Gago, ex Roma, è a disposizione di Barros Schelotto, che però punta molto su Pavon, uno dei migliori talenti dell’ultima generazione. Ci sono anche Tevez e Zarate, in panchina nella semifinale contro il Palmeiras. Per Gallardo, invece, Pratto e Quintero sono i riferimenti maggiori, tra i big anche Enzo Perez (feticcio di Maradona) e lo storico capitano Leonardo Ponzio, 36 anni. Il tecnico del River non potrà partecipare al match d’andata, in occasione della semifinale di ritorno contro il Gremio ha infranto la squalifica scendendo negli spogliatoi a parlare con i suoi giocatori. «Ne avevano bisogno loro e ne avevo bisogno io. Forse ho infranto una regola. Non mi era concesso, lo ammetto, ma era ciò che dovevo fare». Queste le sue parole, giusto per chiarire il clima che si respirava in Sudamerica quando la finale-Superclasico era solo un’ipotesi. Oggi diventerà realtà, pericolosa e bellissima realtà.
Ovviamente, in Argentina c’è tantissimo timore per quello che potrà succedere a ridosso e dopo le due partite, perché gli spalti dei due stadi saranno preclusi alle tifoserie ospiti. Una precauzione sensata, considerando la rivalità tra le due squadre e il calore (eufemismo) del pubblico argentino. Per chiunque volesse seguire il match, o volesse collegarsi dopo il termine di Genoa-Napoli, i diritti per la trasmissione live in Italia sono stati acquistati da Dazn.