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Potere al Popolo, il movimento italiano più noto in Europa che però all’estero non si può votare

È nato non a caso a Napoli, da anni laboratorio politico, ha ricevuto l’endorsement di Mélénchon. È l’unico a non candidare la portavoce. Ma all’estero è rimasto vittima della burocrazia dei consolati

Potere al Popolo, il movimento italiano più noto in Europa che però all’estero non si può votare

Nato non a caso a Napoli

Nelle ultime settimane si è parlato molto di Potere al Popolo. Un movimento lanciato nel novembre scorso non a caso proprio a Napoli che da diversi anni rappresenta una vera e propria fucina, un laboratorio politico che affonda le radici nel profondo tessuto sociale della città. Il movimento Potere al Popolo, nato nel centro sociale ex-Opg  “Je so’ pazzo” di Napoli, s’è in breve allargato a macchia d’olio in tutta Italia trasformandosi in contenitore di diverse sensibilità: dalle lotte No Tav o No Tap a quelle contro il job act o contro la buona scuola, dalle lotte sindacali a quelle territoriali ed ambientali. Insomma un movimento di lavoratrici e lavoratori, ricercatori precari, di studenti, di giovani, disoccupati e pensionati ed in generale di persone impegnate in associazioni, comitati territoriali ed esperienze civiche, un’esperienza politica importante nata in una città che è diventata il fulcro della nuova politica dal basso fatta in Italia. 

Il loro manifesto

“Siamo le giovani e i giovani che lavorano a nero – si legge nel loro manifesto – precari, per 800 euro al mese perché ne hanno bisogno, che spesso emigrano per trovare di meglio. Siamo lavoratori e lavoratrici sottoposte ogni giorno a ricatti sempre più pesanti e offensivi per la nostra dignità. Siamo disoccupate, cassaintegrate, esodati. Siamo i pensionati che campano con poco anche se hanno faticato una vita e ora non vedono prospettive per i loro figli. Siamo le donne che lottano contro la violenza maschilie, il patriarcato, le disparità di salario a parità di lavoro. Siamo le persone LGBT discriminate sul lavoro e dalle istituzioni.Gli studenti con le scuole a pezzi a cui questo paese nega un futuro”.

Gli endorsement illustri

Recentemente Potere al Popolo ha ricevuto anche diversi importanti endorsement: basti pensare a Jean-Luc Mélénchon, leader de la France Insousmise che in Francia ha raccolto il 19,58% alle ultime presidenziali (oltre 7 milioni di voti), il regista scozzese Ken Loach, Moni Ovadia, Sabina Guzzanti, lo stesso sindaco di Napoli de Magistris e tanti giornalisti, scrittori, registi che in questi ultimi giorni stanno facendo “outing” e di fronte alla disperazione di non sentirsi rappresentati a sinistra, hanno deciso di appoggiare Potere al Popolo. Dato per 0,7% all’inizio della sua avventura, ora gli ultimi sondaggi lo danno tra il 2 ed il 3%, ovvero la soglia che permetterebbe al movimento di entrare in parlamento e forse cambiare per sempre la politica italiana.

La portavoce Viola Carofalo non è nemmeno candidata

Già perché a differenza del grillismo e dei suoi discutibili sistemi di democrazia 2.0 Potere al Popolo non è un vero e proprio partito, si è formato dal basso, da assemblee condivise in tutta Italia, da esperienze civiche e associazioniste e immediatamente si è costituito come un fronte unito contro la barbarie, che oggi ha mille volti: la disoccupazione, il lavoro che sfrutta e umilia, le guerre, i migranti lasciati annegare in mare, la violenza maschile contro le donne, un modello di sviluppo che distrugge l’ambiente, i nuovi fascismi e razzismi, la retorica della sicurezza che diventa repressione. Giocoforza, gli orizzonti per Potere al Popolo vanno oltre il 4 marzo che non sembra essere un punto di arrivo ma un punto d’inizio.

Per intenderci, la portavoce e capo politico è Viola Carofalo e non è nemmeno candidata. I candidati sono stati scelti dalle rispettive assemblee in tutta Italia ma il movimento non guarda esclusivamente alla scadenza elettorale, si vuole consolidare nel tempo e seguire forse il tracciato della lotta degli Indignados in Spagna poi confluita in Podemos. Insomma, rispetto ad operazioni calate dell’alto politicamente e ad altre ritrite esperienza politiche, Potere al popolo è una vera e propria rivoluzione politica in Italia.  Riuscirà a superare l’agognata soglia? Staremo a vedere ma intanto registriamo la prima disastrosa anomalia che già compromette i risultati legati a questo movimento. 

Le 500 firme necessarie in Europa

Rispetto agli altri partiti in lizza, Potere al Popolo infatti non era presente sulle schede elettorali degli italiani residenti in Europa. Un’anomalia anzi un’aberrazione dal punto di vista della costituzione. Per presentarlo in effetti erano necessarie 500 firme. Una legge discriminatoria per gli italiani all’estero ha costretto dunque le antenne di Potere al Popolo in Europa a cercare di raccogliere le firme nel breve tempo disponibile e con tutte le difficoltà poste dai consolati. Perché fuori dall’Italia gli italiani non hanno potuto avvalersi della riduzione di firme necessarie alla presentazione della lista, come invece in ogni altra circoscrizione nazionale? La raccolta firme poi si effettuava solo di persona e, documenti alla mano, solo nei consolati. E come fa, ci si può legittimamente chiedere, una persona che vive magari a 500km dal più vicino? In altri casi sono apparsi ostacoli invalicabili ad esempio funzionari che presentano solo le schede per la Camera dei Deputati e non quelle del Senato della Repubblica.

Si è tratta di una forma di negazione dei diritti politici degli italiani all’estero. In tanti casi, poi, le persone che si sono recate a firmare appositamente negli orari di aperture dei consolati (difficilmente accessibili per chi lavora) hanno dovuto fare file lunghissime per mancanza di personale agli sportelli preposti. E questo per i fortunati, visto che non sono pochi i casi di chi è dovuto andar via senza possibilità di sottoscrivere la lista di Potere al Popolo, sempre per assenza di personale. Probabilmente il non plus ultra si è raggiunto a Barcellona: nel consolato della città catalana i funzionari non presentavano i moduli validi per il Senato ai cittadini che lì si recavano per firmare per Potere al Popolo. Il risultato è che si è avuto il modulo per la Camera pieno di firme e quello per il Senato vuoto, fatta eccezione per l’unica firma di colui che aveva depositato la modulistica

Insomma aberrazioni su aberrazioni. 

L’appello agli astensionisti

Di fronte a tale palese negazione dei diritti degli italiani all’estero, le antenne di Potere al popolo in Europa si sono mobilitate ed hanno lanciato la campagna #adottailmiovoto per gli astensionisti. “Se il 4 Marzo non vuoi andare a votare o sei indeciso abbiamo una cosa da dirti – si legge nel loro appello – chi ti parla è qualcuno come te, cittadino/a italiano, studente o studentessa, lavoratore o lavoratrice, un* precario/a in cerca del posto fisso, un* disoccupato/a alla ricerca di un lavoro o una persona che lavora in casa prendendosi cura della famiglia. L’unica cosa che ci differenzia da te è che noi tutto questo lo facciamo fuori dall’Italia, viviamo all’estero. Ci chiamano “expat”, “cervelli in fuga” o i “famosi” iscritti AIRE, ma in fin dei conti siamo semplicemente emigranti. Tra di noi c’è chi ha lasciato il Paese da tempo o chi solo temporaneamente si trova fuori. Chi è dovuto scappare per trovare una speranza di vita decente o chi ha semplicemente fatto scelte di vita diverse che lo hanno portato lontano. C’è una cosa che però ci accomuna, il desiderio di poter cambiare il nostro Paese in meglio, per poter un giorno tornare o per evitare che tanti e tante ancora lo lascino”. 

Da italiano che vive all’estero e da napoletano non posso che sottoscrivere questo appello. Questo paese ha bisogno di altro. Ha bisogno di inclusione, ha bisogno di ricostruirsi attraverso la solidarietà, una società unita, forte, per affrontare le sfide del domani e scacciare via razzismo, xenofobia, discriminazione. E nel movimento Potere al popolo sembra rivedere una vera rinascita della sinistra, la sinistra storica, e l’ombra della figura di Gramsci stagliarsi su un paese ferito, impaurito, disorientato. 

@marco_cesario

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