L’intervista di Jurgen Klinsmann al Corriere della Sera: «L’eliminazione dal Mondiale deve essere una sveglia per tutto il paese. In Germania abbiamo ricostruito così».
L’intervista al Corriere della Sera
A Napoli ricordiamo Jurgen Klinsmann per il gol nella finale di ritorno della Coppa Uefa 1989, a Stoccarda. Nel resto del mondo calcistico, il biondo tedesco è ricordato per la sua carriera di alto livello come centravanti e poi come allenatore-innovatore. Prima di Loew, la Germania della ricostruzione è passata dalla sua cura ricostituente, nel 2006 è arrivata alla semifinale del Mondiale di casa con un’impostazione di gioco distante dalla tradizione tedesca, per la prima volta. Poi, ecco la lunga avventura alla guida della nazionale americana. Klinsmann, oggi, parla di calcio al Corriere della Sera. Ed è un’intervista da leggere: «La mia esperienza in Italia. È stata segnata da un aspetto fondamentale: devi imparare diversi approcci, sistemi e filosofie. Ci sono così tanti modi differenti per arrivare al successo, ma la chimica della squadra è sempre la cosa più importante, come le fondamenta di una casa».
L’Italia senza i Mondiali: «È stata molto triste. Ma è la dimostrazione che nel calcio non ti puoi mai rilassare. E soprattutto che tutti — allenatore, giocatori, dirigenti e federazione — devono remare tutti dalla stessa parte per avere successo. Vista dall’esterno, è stato evidente che non era questo il caso dell’Italia. Ed è un grande peccato. Anche se abbiamo visto 180′ senza gol alla Svezia, e una partita non può rendere tutto sbagliato. Le persone responsabili, che sicuramente non mancheranno nel vostro calcio, hanno la grande opportunità di ripensare e ristrutturare le cose che non funzionano».
La suggestione tedesca
Anche la Germania, prima di impostare un programma di rinnovamento verticale, aveva vissuto un’esperienza simile, forse non così negativa – eliminazione agli Europei 2000, ultimo posto nel girone con Portogallo, Romania e Inghilterra. Klinsmann spiega i punti della rinascita: «Dal 2004 i club di Bundesliga hanno investito molto sui loro centri di formazione. E tutti si sono adeguati a un certo stile di gioco offensivo e veloce, in cui la squadra sa recuperare il possesso del pallone in un attimo, per poter ripartire subito. È questa la chiave per vincere».
«L’Italia mancherà a tutti – conclude Klinsmann -. La vittoria del 2006 non ha frenato del tutto il movimento, però è chiaro che l’eliminazione di quest’anno può rappresentare una sveglia per tutto il paese sportivo. Milano, soprattutto, deve tornare a essere la capitale del pallone. E deve avere ancora due delle squadre più forti al mondo».