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Tre Napoli, il ritorno del bel gioco (e di Hamsik), la grande utilità del Var

A mente fredda: il Napoli riscopre sé stesso al termine di una settimana facile ma proficua, gli ultimi giapponesi ad attaccare il Var sono juventini.

Tre Napoli, il ritorno del bel gioco (e di Hamsik), la grande utilità del Var

La regola del tre

3 partite, 3 vittorie, 3 gol segnati a partita. Una settimana, quella appena trascorsa, che ha visto anche tre Napoli diversi. Quello altalenante e impreciso di Ferrara, quello sicuro, ma non al top, della Champions League e quello spumeggiante dell’ultimo match contro il Cagliari.

Diciamo subito che si è trattato anche di tre avversarie non di primissimo ordine. La neopromossa Spal, la candidata a cenerentola del girone Feyenord e un Cagliari sin troppo arrendevole non costituiscono banchi di prova in grado di testare le possibilità del Napoli di quest’anno.

Vero che i punti, alla fine, si contano e non si pesano e che gli azzurri, grazie al pareggio della Juventus a Bergamo, hanno conquistato solitario il primato in classifica, ma guai a farsi trascinare dal facile entusiasmo. Dopo la tanto odiata (soprattutto da Sarri) pausa per le Nazionali, il Napoli è atteso da tre (ancora) partite di tutt’altra caratura. Dopo Roma, Manchester City e Inter ne sapremo sicuramente di più sulla caratura di questa squadra.

Hamsik e il bel gioco

Tuttavia sarebbe ingeneroso non sottolineare il miglior avvio di stagione della storia del Napoli (mai 7 vittorie di fila, che aggiunte alle 5 della coda dello scorso campionato fanno 12), corredato da una quantità di gol che lascia stupefatti: con i tre di domenica siamo addirittura a 25. Se il Napoli mantenesse questa media arriverebbe a segnare 135 reti a fine campionato, una cosa inimmaginabile.

Al di là delle vittorie, il dato a mio avviso più positivo è il ritorno del bel gioco. Il Napoli visto contro il Cagliari è stato a dir poco sontuoso. Un dominio totale, sotto ogni punto di vista, che avrebbe potuto essere suggellato da un risultato ancora migliore. Non credo sia un caso che tutto ciò sia coinciso con la prima prestazione degna di nota del capitano.

Quando Hamsik gioca (e contro il Cagliari lo ha fatto benissimo), l’intera squadra sembra girare su un altro ritmo. Il Marek di domenica è sicuramente quello insostituibile al quale ha fatto più volte riferimento Sarri. C’è da capire se, invece, non sia il caso di rinunciare al Marek visto nelle prime partite, qualora lo stato di forma dovesse peggiorare nel corso della stagione.

Primo posto

Dicevamo del primato solitario in classifica. Si è fermata la Juventus, infatti, su un campo tradizionalmente “amico”, almeno a giudicare dai risultati degli ultimi 10 anni.

L’uno/due di Berardeschi e Higuain aveva lasciato presagire la solita vittoria, ma poi qualcosa si è rotto. Il 3-1 annullato dopo l’intervento del Var ha consentito ai bergamaschi di riagguantare il risultato e Dybala non ha approfittato del generosissimo rigore (risarcitorio?) concesso dall’arbitro per tenere il passo degli azzurri.

Nel dopopartita Allegri è apparso nervoso e piccato, soprattutto quando gli hanno domandato del Napoli, mentre nel salotto di Sky abbiamo assistito ad una performance luddista e anti Var di Massimo Mauro talmente grottesca da indurre, il giorno dopo, addirittura il direttore di Sky Sport a firmare un editoriale pro-Var.

Qui sul Napolista abbiamo le idee chiare dal primo giorno: il Var serve, eccome! La quantità di errori (e correlate polemiche) evitati grazie alla novità di quest’anno parla da sola. Abbiamo un campionato più regolare e meno veleni post partita, meno proteste e simulazioni in campo. Il mezzo non è perfetto (ma cosa lo è?), ma il prezzo da pagare (qualche minuto di pausa) rispetto al risultato ottenuto ci sembra davvero irrisorio.

Gli ultimi giapponesi

Sulla stessa linea, piano piano, stanno venendo anche coloro che all’inizio erano più scettici. Possiamo dire che il ruolo di ultimi giapponesi contro la tecnologia è oramai appannaggio di una sparuta, ma agguerrita, compagine di commentatori juventini o filo juventini. Alla fine, ne siamo certi, si convinceranno anche loro (su Mauro, però, non scommetterei).

A mio modo di vedere il Var potrebbe rivelarsi il vaccino contro la sudditanza psicologica di cui abbiamo sempre avuto bisogno. Durante la trasmissione “Quelli che il calcio” l’ex arbitro Casarin ha detto, qualche settimana fa «Non sapete, da arbitro, quante volte dopo aver fischiato un rigore dubbio tra me e me pensavo “ah, se potessi rivederlo”».

Questo dubbio, immagino, era ancora più forte prima del fischio. Non accade spesso di sentir parlare gli arbitri, ancor più difficile è sentirli parlare di dubbi e stati d’animo. L’inquietudine descritta da Casarin è quella che gli anticomplottisti hanno sempre definito “sudditanza psicologica”, ovvero la paura di commettere un errore, tanto più grande quanto più forte e importante è la squadra contro la quale il fallo viene fischiato. Il Var, stando a quanto visto in quest’avvio di campionato, neutralizza quella paura.

L’arbitro sa che potrà guardare sullo schermo, da più angolazioni, la situazione che ha appena giudicato; sa che potrà eventualmente rivedere il proprio operato e la sua paura di sbagliare contro i forti si attenua. Sa, soprattutto, che grazie alla tecnologia non dovrà pagare lo scotto di un eventuale errore. Non a caso i pochi detrattori del VAR rimasti parlano di arbitri deresponsabilizzati. Sarebbe più corretto dire meno impauriti.

Il pubblico

Ultima notazione sul pubblico al San Paolo. Contro il Feyenord lo stadio era semivuoto. Prezzi alti e partita in chiaro in TV hanno fatto desistere i più dal recarsi a Fuorigrotta. Se c’è una cosa che non mi spiego della gestione De Laurentiis è la politica sul costo dei biglietti (e sugli abbonamenti). Ho rinunciato a trovarvi un filo logico. Mi limito ad osservare che le foto della partita che sono state diffuse dalla Uefa, con gli spalti vuoti sullo sfondo, erano tristissime. Credo che un Napoli così meriti di giocare in uno stadio pieno, la società trovi il modo.

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