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Il bistrattato Allegri ha 7 punti in più di un anno fa, con una Juve forte solo per i media

Ha giocato con i ragazzini perché i presunti rinforzi in realtà erano da rottamare. Ma la società non può essere criticata e lui incarna il male calcistico

Il bistrattato Allegri ha 7 punti in più di un anno fa, con una Juve forte solo per i media
Db Torino 06/11/2022 - campionato di calcio serie A / Juventus-Inter / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Massimiliano Allegri

Il bistrattato Allegri

Quando si parla del rapporto tra la Juventus e il sistema dell’informazione italiano bisogna sempre fare la tara. Troppi sono i conflitti di interessi, troppo è il potere economico e politico esercitato dalla famiglia Agnelli in Italia per pretendere serenità e oggettività nei giudizi. E dove non arriva l’influenza diretta, arriva quella indiretta essendo del tutto evidente che la squadra con più tifosi in Italia, per di più distribuiti in maniera equa su tutto il territorio nazionale, non può essere tanto bistrattata se si vogliono continuare a vendere copie dei giornali e se si vuole continuare a fare share.

Da questa premessa discende il trattamento due volte sbagliato riservato alla compagine bianconera dai media. Prima, in estate, è stata incensata una campagna acquisti insensata, che ha mirato ad inserire in organico due vecchie glorie come Di Maria e Pogba, entrambi reduci da stagioni in cui, per motivi diversi, erano stati impiegati poco e che, oggettivamente, non potevano costituire l’architrave di una formazione che ambiva ad essere competitiva in Italia e in Europa. Non a caso i due sono stati presi a parametro zero da due big europee che, evidentemente, non li consideravano più adatti alle proprie esigenze. Guardando le cose da lontano era ovvio che la Juventus non si era affatto rafforzata come invece si raccontava in Italia.

Con l’inizio del campionato e, soprattutto, della Champions League il racconto che è stato fatto della Juventus è totalmente cambiato. Pur con l’alibi dei moltissimi infortuni, Allegri è stato ritenuto responsabile degli scarsi risultati, ci si è domandati (e si è domandato anche pubblicamente ad Agnelli) se non fosse il caso di esautorarlo. Agnelli rispose che non se ne parla, anche perché, ma questo lo aggiungiamo noi, le grane di bilancio dei bianconeri (alle quali vanno aggiunte quelle giudiziarie) dicono che non è proprio il momento di mandare a casa e continuare a pagare Allegri che costa circa 13 milioni di euro all’anno.

Giunti quasi alla fine della prima parte della stagione, però, va fatto un distinguo importante. Se la Juventus ha disputato una Champions League a dir poco obbrobriosa, con una sola vittoria e 5 sconfitte, una delle quali addirittura contro gli israeliani del Maccabi Haifa (squadra che messa tutta insieme ha un valore di mercato pari ad un quarto di quello del solo Vlahovic), in campionato le cose sono andate in maniera decisamente diversa.

L’anno scorso, alla quattordicesima giornata la Juventus aveva 21 punti, frutto di 6 vittorie, 3 pareggi e addirittura 5 sconfitte. Aveva segnato 18 gol e ne aveva incassati 16. Quest’anno la Juventus di punti ne ha ben sette in più e precisamente 28, con 8 vittorie, 4 pareggi e 2 sconfitte. Ha segnato di più rispetto all’anno scorso (21 gol) e, soprattutto, è la miglior difesa del campionato, avendo incassato solo 7 reti.

La Juve, dunque, è a soli 2 punti dal Milan di Pioli. Milan e Pioli campioni d’Italia uscenti e dei quali non si dice che bene. Due punti, tra l’altro, che la Juventus aveva anche guadagnato contro la Salernitana e che le sono stati tolti per un’assurda vicenda di telecamere mancanti allo stadio. Non saremo certo noi ad invocare l’alibi degli arbitraggi sfavorevoli per i bianconeri, ma insomma quel gol fu regolare e non convalidato, altrimenti la Juve sarebbe seconda a pari merito con il Milan.

Il cammino in campionato, inoltre, è stato compiuto nonostante una miriade di infortuni. Allegri ha messo in campo giocatori che nei programmi bianconeri dovevano servire, se non a fare numero, al massimo a far rifiatare un po’ qualche titolare. Invece spesso e volentieri sono scesi in campo (e in qualche caso sono stati anche determinanti) i ventenni, Soulè, Miretti, Fagioli, Iling Junior, Rovella e il 24enne, ex Frosinone, Gatti.

Viene da chiedersi quale allenatore dell’attuale serie A avrebbe fatto 28 punti con una squadra piena di ragazzini, senza aver mai avuto a disposizione Pogba, avendo potuto impiegare poco o niente Di Maria, Paredes e Chiesa e, ultimamente, trovandosi senza il centravanti titolare Vlahovic. Probabilmente la risposta giusta da dare è che non li avrebbe fatti nessuno.

La conclusione da trarre è che Allegri paga mediaticamente due cose. La prima è quella di far giocare le proprie squadre in maniera oggettivamente brutta. Per alcuni (pochi) questo non sarebbe un gran difetto in presenza di risultati positivi, ma i media considerano oramai il calcio uno sport che deve soddisfare anche l’estetica e considerano Allegri un ostacolo sulla via della sua definitiva trasformazione  in uno sport di figura, tipo la ginnastica artistica (anche se poi, a ben vedere, capita che la Champions League la vinca una squadra senza fronzoli come il Real Madrid di Carlo Ancelotti).

La seconda cosa che paga Allegri è che la gestione societaria non può, per le ragioni che dicevamo all’inizio, essere criticata. Bisogna dire che vale la pena spendere 90 milioni per Higuain, poi che bisogna comprare Ronaldo e che è sostenibile, poi che è diventato un peso e che bisogna venderlo, poi che Allegri va cambiato e bisogna dare fiducia a Sarri, poi che Sarri non è adatto alla Juve, mentre la scelta giusta è Pirlo, poi ancora che Pirlo non fa al caso dei bianconeri e che invece l’uomo giusto è proprio quell’Allegri mandato via soli due anni prima in nome del rinnovamento. Bisogna, insomma, assecondare le giravolte incomprensibili della società e, di conseguenza, se proprio bisogna mettere qualcuno sulla graticola, questo non può che essere l’allenatore.

Il campo, però, non asseconda nessuno e restituisce i suoi verdetti: la Juventus costruita quest’estate era una squadra che mai e poi mai avrebbe potuto competere in Europa ma che, in Italia, soprattutto grazie ad Allegri, può tranquillamente dire la sua in un campionato che, tolto il debordante strapotere del Napoli, è tutt’altro che proibitivo.

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