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Il ritorno del gol su calcio piazzato: analisi della zona del Napoli

Gli incubi del passato dopo tre partite di “tranquillità”: merito degli schemi da fermo dell’Atalanta, colpa di un Napoli disattento e che paga i suoi scompensi.

Il ritorno del gol su calcio piazzato: analisi della zona del Napoli

La questione

Difesa a zona o difesa a uomo? Un discorso vecchio per il Napoli, che torna a incassare gol su calcio d’angolo. Alla fine, la partita con l’Atalanta si risolve bene, ma va comunque registrata la disattenzione sulla stessa situazione che a febbraio scorso indirizzò lo 0-2 dei bergamaschi al San Paolo. Ovviamente, il discorso più spicciolo parte dalla domanda iniziale. Perché se il Napoli ha dimostrato di soffrire una certa dinamica si ostina a non cambiare strategia? Perché, come spiegato anche da Sarri, la difesa a zona è una scelta di campo, nel senso di valutazione della situazione. Come spiegato anche dopo la partita mantra per il discorso-corner, Napoli-Real Madrid, la squadra azzurra è quasi “costretta” ad adottare questo schema difensivo.

Sarri sceglie la marcatura a zona per cercare di colmare il mismatch di centimetri con l’avversario attraverso il posizionamento. Contro il Real Madrid il problema non era solo Sergio Ramos, ma risiedeva negli altri: Ronaldo, Benzema, Pepe, Bale.  Una batteria di saltatori impressionante.

Con un Napoli che non ha cambiato fisionomia né calciatori, come immaginare un cambio di sistema sui calci piazzati? Si continua con la zona pura che però porta a dei possibili scompensi. Come è avvenuto chiaramente sul calcio d’angolo valso ieri il gol di Cristante.

Posizionamento iniziale

L’Atalanta distribuisce sei saltatori in area, una prima linea da quattro (con Masiello staccato in fondo, non seguito) e con due calciatori a rimorchio. Il Napoli, invece, ha un uomo sul palo e altri sei calciatori che partono in zona centrale. Il concetto della difesa a zona è quello della copertura di un proprio spazio, è solo che in questo caso Maggio perde il duello aereo con Cristante. Il centrocampista dell’Atalanta salta più in alto del terzino azzurro, con Koulibaly che prova ad accorciare ma arriva in ritardo.

La differenza in centimetri, in questo caso, c’entra fino a un certo punto: Maggio è alto 1,84 centimetri, Cristante tocca gli 1.86. Il problema è di attitudine. Maggio, per farla breve, non è un centrale difensivo. Non ha il tempo dello stacco in anticipo, e parte da fermo, secondo i dettami della difesa a zona. Il suo avversario, invece, si muove (anche se poco) verso la palla e riesce a salire più in alto. Semplicemente.

Lo stesso calcio d’angolo, l’anno scorso, portò al gol di Caldara. Lo sviluppo fu diverso, ma il tipo di cross e la zona dell’area in cui la palla andò a cadere fu la stessa. Anche allora, il terzino destro (Hysaj) venne contrastato da Kurtic. Anche per questo duello, mismatch di altezza: 1.86 per l’atalantino, 1.82 per l’albanese). Il pallone finì poi nella zona del difensore centrale, che correndo verso la porta toccò il pallone tanto da ingannare Reina.

Problema

Gli schemi dell’Atalanta, nel gioco dinamico e sui calci piazzati, sembrano fatti apposta per mettere in difficoltà il Napoli. A parte questa suggestione, c’è da constatare come il Napoli soffra (ancora) di un problema strutturale sui palloni alti calciati da fermo. È lo scotto da pagare per una rosa di grande qualità tecnica, a livello di calcio medio-alto: non è un caso che i giocatori più tecnici e pure fisici siano appannaggio dei top club. Si pensi ad atleti/artisti come Pogba, come Toni Kroos, come Cavani, come Bale, come Lukaku, a difensori come Hummels o Godin.

I duelli in area, soprattutto contro squadre reattive come quella di Gasperini, sono fondamentali per non mettere in salita la partita. Per congelare il risultato in attesa dello spiraglio giusto, che ieri è stato indovinato da Zielinski, ma che potrebbe anche non essere trovato. E allora diventa fondamentale capire come avviare a queste difficoltà. Attenzione, innanzitutto. Alla base, c’è essenzialmente quello. Perché il mismatch ci sarà sempre, soprattutto contro collettivi di grande impatto fisico. Il rischio va limitato, come fatto contro Verona e Nizza (in tre partite, 9 corner subito e nessuna occasione concessa). Non tutti si chiamano Atalanta, per fortuna. E con i bergamaschi c’è in programma solo la sfida di ritorno.

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