L’amore, i déjà vu, premesse e promesse per il futuro. Arek Milik torna al gol, e ricorda a tutti che lui c’è e ci sarà. Ed è tanta roba.
Il passato che si ripresenta
Una delle cose più belle e significative dell’amore sono i déjà vu. Molte coppie di fidanzati, succede anche a me, tendono a guardarsi complici, sorridersi e imbarazzarsi quando si accorgono di rivivere una situazione già conosciuta, già assaporata in passato. È un rito, inevitabile anche se poi ti senti un coglione. Anche quello è inevitabile. Oggi è successa la stessa cosa tra me e Arkadiusz Milik.
Solo che, per motivi tecnici insormontabili, il sorriso è l’imbarazzo sono stati monodirezionali. Io verso di lui, verso Arek – sì in intimità lo chiamo col suo nomignolo -, ricordavo i nostri primi tempi e una relazione di amore profondo interrotta solo dalla Fatalità. Film con Nino D’Angelo, regia di Ninì Grassia. Solo per intenditori del genere.
Un doppio déjà vu. Ero esattamente nello stesso posto in cui ho visto per la prima volta Milik, Hertha Berlino-Napoli 1-4. Ero esattamente nello stesso posto in cui ho guardato Napoli-Milan, la sera del colpo di fulmine. La sera di #HovistoMilik, come hashtag, come rubrica, come speranza. Come amore. Non è casa mia, quindi non è propriamente una cosa normale.
Anzi, il déjà vu è triplo. Perché l’ultimo pezzo del primo ciclo di #HovistoMilik azzardava un paragone cinematografico tra il bellissimo centravanti del Napoli e il signor Winston Wolf. Che non c’è bisogno vi dica chi sia. Dovreste saperlo. Dovete saperlo. Al massimo posso rimandarvi al pezzo, con un un link. Oggi come allora, era Napoli-Bologna, Milik è entrato e ha risolto i problemi. Il gol alla prima occasione. Un gran gol.
Gridare
Ho esultato. Ok, ora forse vi apparirò retorico e paraculo, e forse è un po’ così. Forse è vero. Però ho urlato, ho gridato proprio, ho dato sfogo a una gioia sfrenata, non contenuta. E ho urlato “Milik”. Non “gol”, come si converrebbe quando un calciatore della tua squadra del cuore ribalta un’ingiustizia cosmica con un gol del pareggio su calcio d’angolo a sette minuti dalla fine. No, ho urlato “Milik”. Ho chiamato lui, Arek. Forse perché ha segnato proprio lui, non lo voglio dire ma è così. Di solito non urlo moltissimo quando il Napoli segna. Ultimamente, soprattutto, ho mostrato a me stesso e a chi mi sta intorno una calma serafica.
Certo, la situazione ha aiutato. Il contesto, il mood del gol. La giocata è roba di alto livello. Un centesimo di secondo per coordinarsi, per colpire nel modo giusto, il pallone giusto, col piede giusto. Gol. #HovistoMilik esultare, anzi non l’ho visto perché esultavo anch’io. Gridavo, saltavo. La sua festa di rabbia l’ho vista dopo, riguardando la sintesi, e #HovistoMilik felice. Sono stato felice anch’io, al di là del punto di Sassuolo. C’è tanto altro.
Futuro
Ci sono una promessa e una premessa, in questo gol di Milik. Nessuna retorica su quello che poteva essere e non è stato, perché il calcio si fa pure grazie ai legamenti crociati e Mertens ha segnato 22 reti in campionato. Solo futuro. Il futuro del nostro amore, che interessa solo a me e quindi me la tengo dentro, questa cosa. Ma soprattutto, e scherzi a parte, il futuro del Napoli e il futuro di Arek. Che sono sovrapponibili, devono esserlo. Perché è giusto, a parte Mertens. Perché Milik è forte, forte sul serio, gli sono bastate poche partite per dimostrarlo a inizio anno e oggi l’ha ricordato. L’ha ricordato pensando a domani, facendo una premessa e una promessa. La premessa è che Arek è questo, può e sa essere decisivo anche ora che viene da una serie di situazioni.
La promessa rappresenta quello che è e sarà possibile vedere domani, quando la preparazione sarà fatta con il Napoli e la condizione tornerà quella di un giocatore normale. È una promessa che fa ricordare l’inizio di quest’anno, l’attesa per il messia-infortunato-Milik colmata dal’exploit di Mertens, ma che ha riempito discorsi (e critiche) dei tifosi del Napoli per un periodo pure bello lungo. La storia del centravanti, la ricorderete. Milik l’aveva risolta, poi ci ha pensato Mertens.
Domani potrebbe essere di nuovo il tempo di Arek. L’avevamo intravisto in qualche momento di questo lungo rientro dell’infortunio. #HointravistoMilik, ma come titolo e come hashtag non andava bene. L’abbiamo visto oggi. #HovistoMilik, che bello. È il titolo giusto, lo sapevo. Non vedevo l’ora di poterlo usare di nuovo.