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La Bundesliga e l’equilibrio competitivo: i contratti tv favoriscono la crescita dei piccoli club

Il campionato tedesco e un metodo per cercare di consentire a tutti di vincere, o di provare a farlo: è il torneo con più spettatori, ma il Bayern è in guerra con la Lega.

L’esempio Bundesliga

Si parla tanto, e giustamente, dei progressi compiuti dalla Bundesliga. Del lavoro incessante e interessante che sta dietro la promozione del campionato tedesco, dai nuovi loghi fino al freschissimo contratto di ridistribuzione dei diritti televisivi. La Germania, insomma, è un riferimento. Deve esserlo. E allora, noi del Napolista (prendendo spunto da un grande articolo di Calcio&Finanza), vi spieghiamo come funziona il modello sostenibile della lega tedesca. Intanto, la spiegazione dello stesso rebranding dei vati campionati. La Dfl punta a un rapporto più chiaro nelle sue relazioni con i fans, con i media e gli sponsor. In modo da potenziare anche l’operazione di rafforzamento ulteriore del profilo verso la concorrenza.

Diritti tv

Il nuovo accordo per la spartizione degli introiti tv ha superato il miliardo di euro. Tra prima e seconda divisione, 36 club (prima e seconda divisione) che beneficeranno dei contributi. Questi saranno elargiti in base ai risultati dell’ultimo torneo, come avviene negli altri campionati. Ma anche attraverso parametri che rispettano l’equilibrio competitivo e non favoriscono smaccatamente i grandi club. La differenza tra primo e ultimo, ad esempio, è minima. Al club campione di Germania, va l’169%. All’ultimo, lo 0,75%. Come spiega Calcio&Finanza, non è un caso che proprio (e solo) il Bayern Monaco sia in aperta polemica on la Lega. «L’interesse  dei bavaresi è proprio quello di vedersi premiati con un incremento dei diritti tv (che non ci sarà), in modo da avvicinarsi ai grandi club europei».

Tutti possono vincere (o almeno provarci)

Quella della Dfl è una scelta orientata alla competitività. Favorire la crescita dei piccoli club a scapito del potenziamento di quelli più grandi si innesta sulla stessa falsariga del no alle proprietà straniere. La Bundes, infatti, non è “contaminata” da grandi investitori stranieri. I club sono per il 50% di proprietà dei tifosi tramite azionariato popolare. Alcune eccezioni, come il Bayer Leverkusen, sono “accettate” perché ormai rappresentano una tradizione. Ecco perché il RB Lipsia è così osteggiato da critica e tifosi, legati a questa idea di sviluppo organico funzionale e vincente. Che ha portato al massimo campionato tedesco l’indiscutibile primato di presenze negli stadi. Gli stessi introiti di merchandising crescono fino all’8% l’anno, una quota significativa ma più bassa rispetto al passato. Da qui il rebranding, da qui gli investimenti sull’immagine di un torneo autarchico e basato sul concetto che “tutti possono vincere”. Che non farà impazzire il Bayer Monaco, ma intanto sembra piacere a tifosi e proprietari dei network tv.

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