Zona Franco / Il gol di Zielinski pone una domanda sull’inserimento dei nuovi acquisti. Ma si tratta del pelo nell’uovo
La “manita” al Cagliari
Dopo la “manita” servita a pranzo, mi ritrovo solo e appagato sul divano di casa e per ingannare l’attesa del calamaro al sugo del piennolo che è la seconda portata del pranzo domenicale intossicato dall’assurdo orario della partita, tento di trovare un difetto al gioco e al movimento del Napoli che mi sono apparsi di grandissimo pregio stilistico e di grande sostanza. (Ne ha convenuto anche Mario Sconcerti, a differenza di Marco Tardelli che ha attribuito i meriti dei gol agli strafalcioni della difesa cagliaritana).
Provo a rivedere le bucce, riavvolgo il film della partita, mi soffermo sulla prima mezz’ora senza gol e sull’“altra” partita che di gol ce ne ha regalati cinque di ottima fattura che potevano essere sette, otto o dieci tanta irridente è stata la superiorità degli azzurri. Dalli e dalli, però, il difetto credo di averlo trovato. E non riguarda il gioco. So di riaprire una ferita che è stata ricoperta alla meglio per amore di pace sociale, ma tocca farlo perché sono in ballo almeno quattro degli otto gol di distacco dalla Juve che continua a vincere alla sua maniera, cioè senza gioco e per lampi di genio.
Quel gol di Zielinski
Intendiamoci, il difetto che ritengo di aver trovato tra mille pregi e un gioco di movimento praticato a cento all’ora e quindi non contrastabile dagli avversari, è il classico pelo nell’uovo, ma di quelli fastidiosi perché fanno il solletico. In verità, la spia – ma chi ci pensava più dopo cinque gol – si era già accesa al gol di Piotr Zielinski, quello del 3-0 che è stato quasi la fotocopia dell’altro segnato all’Inter. E proprio l’esecuzione in fotocopia ha fatto balenare quel sospetto che molti, credo, avranno condiviso: chi mi impedisce di pensare, mi sono detto, che se Sarri, dando un calcione ai suoi convincimenti, avesse inserito prima tutti i nuovi acquisti oggi la classifica potrebbe essere meno impietosa per il Napoli?
Manca la controprova, naturalmente, ma due indizi fanno una prova: il gioco della squadra è stato rigenerato a partire dall’innesto di Diawara che, come Zielinski e Rog, si è immediatamente inserito negli schemi velocizzandoli e rendendoli di fatto meno controllabili dagli avversari. Che era l’accusa che i supercritici muovevano al Napoli senza concedere il beneficio di una discreta dose di sfortuna. Se tanto mi dà tanto, è lecito ritenere, ad esempio, che qualche altro golletto questo piccolo guerriero polacco che spacca la difesa avversaria come fosse un panetto di burro magari lo avrebbe messo a segno sbloccando qualcuna delle partite nelle quali abbiamo lasciato (troppi) punti.
Il polacco, Rog e Diawara
E lo stesso discorso vale per Diawara e Rog che magari non sono capaci di far partire i missili terra-aria di Piotr, ma di certo hanno più freschezza di Jorginho e Allan e hanno impresso alla manovra quel piccolo salto di qualità che ha sbloccato anche i piccoletti dell’attacco che hanno tante occasioni in più per puntare a rete. Parliamo per parlare, lo ribadiamo, ma alle volte la soluzione dei problemi è più vicina di quanto si pensi e queste iniezioni di gioventù mista a classe e a potenza hanno, naturalmente, ingolosite visto che i tre nuovi moschettieri non sono nuovi a queste prodezze, Diawara possiede la saggezza del veterano e la velocità di esecuzione di un ventenne, di Zielinski sappiamo ormai quasi tutto e mi spendo in una previsione che non è roba che mi appartiene: Rog ci stupirà con i suoi effetti speciali.
Ha la faccia d’angelo, sembra timidino o addirittura impacciato ma se provi a spostarlo ti ritrovi per le terre. I garretti sono solidi, la determinazione è furiosa. MI stupì durante un match della Croazia, ma ora gli chiedo di più perché negli schemi di Sarri può rappresentare la pedina di movimento buona in tutte le zone del campo. E non dimentichiamoci che i gol ha dimostrato di saperli fare anche lui. Deve ricominciare da Napoli, magari contro il Toro che è un animale che a lui piace. E che, quindi, sa prendere per le corna.