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Il problema del Napoli non sono i risultati, è la mancanza di stabilità interna

Il Napoli è in corsa sia in campionato che in Champions. La guerra fredda Sarri-De Laurentiis toglie serenità e sta diventando insostenibile.

Il problema del Napoli non sono i risultati, è la mancanza di stabilità interna

I numeri non sono negativi

Breve bilancio di tre mesi di stagione agonistica del Napoli. Primi a pari merito nel girone di Champions League, un girone non irresistibile (va detto) cominciato alla grande con due vittorie su Benfica e Dinamo Kiev e proseguito all’insegna della mediocrità con una sconfitta interna col Besiktas e due pareggi con i turchi e gli ucraini. Adesso ci si gioca tutto a Lisbona: per qualificarsi, basterà non perdere. Altrimenti si dovrà sperare nella sconfitta del Besiktas a Kiev. Campionato: il Napoli è sesto in classifica ma a due punti dalla Roma che è seconda, a nove dalla Juventus capolista. In più, il Napoli può recriminare per gli infortuni di Milik e Albiol.

Nessun entusiasmo di Sarri per la campagna acquisti

Insomma, non sono i numeri il problema del Napoli. Non esaltanti ma al momento nemmeno mortificanti. La squadra, tutto sommato, tiene. Il giudizio cambia in base alla considerazione iniziale della rosa. Il problema del Napoli, che sembra difficilmente risolvibile, è tutto il resto. Ed è soprattutto la distanza tra Maurizio Sarri e Aurelio De Laurentiis. Ma non solo. È l’atteggiamento dell’allenatore cui va peraltro riconosciuta una sua coerenza (nell’atteggiamento, non nella decisione di restare a Napoli. Decisione che, viste le sue continue esternazioni di disappunto, appare incomprensibile). Sin da quest’estate, Sarri non ha manifestato alcun entusiasmo per la campagna acquisti del Napoli. Ora è chiaro che il silenzio dell’allenatore – è l’unico in campionato a non tenere più conferenze stampa prepartita – è dovuto alle sue continue esternazioni che tanto piacciono al corpaccione dei tifosi che vede in De Laurentiis il male di questo Napoli.

Come la famiglia Addams

Dall’inizio della stagione, Sarri non ha fatto altro che sottolineare la distanza siderale che separa il Napoli dalla Juventus. Non ha fatto altro che rimarcare la perdita di Higuain ed evidenziare che il Napoli è una squadra giovane. Affermazione tra l’altro non vera, visto che il Napoli è fuori dalle cinquanta squadre più giovani che giocano in Spagna, Francia, Inghilterra, Germania, Italia. Lo ha fatto con una costanza e un impegno che avrebbero meritato ben altra causa. È singolare che un allenatore si batta con tanta pervicacia per affermare che la propria squadra non è forte come altri possano pensare. Un atteggiamento alla famiglia Addams, dove alle rose tagliano i boccioli per conservare le spine.

Se si è uniti, i momenti negativi si superano

In un club non sempre i risultati possono essere positivi. Non c’è nulla di male nell’attraversare periodi negativi. Succede. Ed è in quei momenti che ci si rafforza. Capitò a Dortmund nell’ultima stagione di Klopp, quando il Borussia finì addirittura ultimo in classifica. Non è l’alternanza di risultati del Napoli a preoccupare, è questa perdurante distonia. Quest’atteggiamento di Sarri che sembra perennemente in opposizione. Raramente abbiamo visto un allenatore rimpiangere per così tanto tempo un calciatore, così come farebbe un tifoso.

Come Sandra e Raimondo

È questo il problema del Napoli. Che al momento ci sembra di difficile risoluzione. Fondamentalmente, da agosto a novembre non è cambiato nulla. Sarri non è mai stato entusiasta della campagna acquisti del Napoli. Mai. Ha sempre manifestato nostalgia per Higuain, quando – questo è il mio pensiero – il compito di un allenatore è anche far comprendere ai tifosi che per quella cifra Higuain o chi per lui va venduto in confezione regalo. Sarri è in assonanza con buona parte della tifoseria – di cui infatti è l’idolo – ma non col suo datore di lavoro. E qui si apre anche il capitolo De Laurentiis che, come peraltro abbiamo già scritto, non ha il coraggio delle proprie idee. E non riesce nemmeno a ricucire il rapporto con l’allenatore. È un continuo di punzecchiature e di retroscena piccati. I due sono un “Sandra e Raimondo” eternamente litigiosi. Ma il presidente è il capo di un’azienda, non un tifoso che si sfoga al bar.

Le frecciate anche con Mazzarri e Benitez

Se il Napoli si mostrasse unito, tante delle preoccupazioni svanirebbero. Anche in assenza di risultati. Ma in queste condizioni, sembra di costruire sull’acqua. Alla prima contrarietà, parte la frecciatina. Cosa che peraltro è avvenuta anche al crepuscolo mazzarriano e pure di Benitez. Con qualche differenza. Mazzarri è rimasto a Napoli quattro stagioni. Benitez due, e di fatto la rottura avvenne con la campagna acquisti della seconda stagione. Campagna acquisti in cui erano chiare le richieste dell’allenatore. Delle richieste di Sarri si sa molto poco, sarebbe più corretto dire nulla. Se non che avrebbe voluto continuare ad avere Higuain: questa è l’unica certezza che abbiamo. Ce l’ha fatto capire in ogni modo.

Bisogna prendere atto della realtà

Il punto non è essere pro o contro Sarri. Il punto è: dove potrà mai andare il Napoli se non risolve questa controversia interna? Potrà qualificarsi per gli ottavi di Champions, certo. Ce lo auguriamo tutti. Ma rimarrà una navigazione a vista. Che non sappiamo quanto potrà durare. L’ipocrisia, di cui pure parlammo e che auspicammo, pare che non funzioni. Sarebbe allora auspicabile un confronto anche aspro, ma chiaro, tra i due. Le convivenze forzate portano a quelli che De Andrè definì “cattivi umori di giorno e cattivi odori la notte”. A noi sembra lunare che non ci sia entusiasmo per questo Napoli. Dovremmo essere la squadra allegria del campionato. Ma tant’è. Bisogna anche prendere atto della realtà. La frase di Sarri “mi dà gusto allenare questa squadra” è parsa un fiore nel deserto, peraltro subito affiancata da un “se restano tutti insieme”. È lo stesso disco dall’acquisto di Grassi e Regini. Una musica che non sta portando nulla di buono.

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