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Un anno di opposizione interna è logorante, il Napoli riscopra l’ipocrisia (o la chiarezza)

È singolare che il più freddo sul mercato del Napoli è Sarri che da gennaio sembra essere sempre scontento.

Un anno di opposizione interna è logorante, il Napoli riscopra l’ipocrisia (o la chiarezza)

Com’era ovvio che fosse, oggi c’è un “caso Napoli”. Le parole di Maurizio Sarri ieri a Mediaset Premium sono state interpretate come una freddezza nei confronti del calciomercato della società. Qua e là affiora anche lo sconcerto della presidenza che ufficialmente è rimasta in silenzio. Un caso di cui in tutta onestà si poteva fare a meno. Poi parlerà il campo, è spesso stata sinfonia, però nel Napoli la comunicazione è piuttosto sottovalutata. Mai come quest’anno, il calciomercato della società è stato promosso a pieni voti. Il più critico è stato il suo allenatore: è una situazione quantomeno singolare.

Non sappiamo se Sarri si sia spinto più in là dei suoi pensieri, se abbia voluto soltanto sottolineare che al momento questa doppia rosa non c’è a causa di situazioni contingenti. Di certo si poteva esprimere lo steso concetto diversamente. Fatto sta che è da gennaio che Sarri – dal commento agli arrivi di Grassi e Regini – che Sarri sembra essere costantemente all’opposizione nel Napoli. Almeno quando parla. L’unica volta in cui si è espresso in termini entusiastici della società è stato al momento del rinnovo contrattuale. Poi ha ripreso il suo ruolo di oppositore più o meno occulto.

Quel che appare poco comprensibile è proprio questa contrapposizione di forze e di energie. Le forze dovrebbero essere dirette verso un’unica direzione, altrimenti si depotenziano a vicenda. Ecco, nel Napoli – almeno fuori dal campo – sembra che non si remi nella stessa direzione, che ciascuno voglia salvare sé stesso. È una situazione che sarebbe faticoso pensare di protrarre a lungo. Un chiarimento, un patto anche ipocrita sarebbe benedetto. E il rispetto di piccole regole. Chessò, Higuain non è più un calciatore del Napoli, è il passato, tornare ogni volta sui suoi 36 gol è autolesionistico, è anche sminuire i calciatori che oggi ricoprono quel ruolo. Come giustamente non si parla della Champions perché c’è il Palermo, altrettanto giustamente non si vive nel ricordo di chi non c’è più. E che – particolare non irrilevante – se n’è voluto andare.

Poi, in una società non è l’ideale – eufemismo – avere un amministratore delegato che manifesta insofferenza nei confronti della proprietà. Che sia vero o meno, è questo l’effetto che trasmette Sarri ogni volta che parla. Magari Sarri non ama le interviste, le conferenze stampa, non lo sappiamo, però è importante soffermarsi sugli effetti che producono. Producono spesso l’effetto Conte e “non si può andare in un ristorante da 100 euro con 10 euro”. È autolesionistico. Evidenzia una situazione che va sanata.

Poi, nel merito, ciascuno può pensarla come crede. Gli effetti, però, sono negativi. Se Sarri con le sue parole è sempre più l’idolo dei critici di De Laurentiis, vuol dire che il suo messaggio è arrivato forte e chiaro. Non vogliamo affermare che il calcio debba essere bugia per tutti, però ogni tanto un po’ di sana ipocrisia non guasterebbe. Così come una franca chiacchierata a tu per tu. Osservare l’allenatore del Napoli sempre insofferente, ormai da mesi, pur avendo una squadra più che competitiva (e i suoi meriti sono tanti), non è un bello spettacolo. E contribuisce ad alimentare ulteriormente tensioni, oltre a indebolire il Napoli. Un anno così logorerebbe la coppia più allenata alle liti quotidiane. E difficilmente ci porterà lontano.

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