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La sindrome da trasferta: da Juve-Napoli, 4 vittorie, 3 pareggi e 6 sconfitte

Il calo del rendimento lontano dal San Paolo: l’origine è il gol di Zaza, da allora Napoli incapace di replicare la propria pericolosità offensiva anche fuori casa.

La sindrome da trasferta: da Juve-Napoli, 4 vittorie, 3 pareggi e 6 sconfitte

L’abbiamo già detto che non è il caso di fare drammi per la sconfitta di Bergamo. Sarebbe invece il caso, tuttavia, di ascoltare il campanello d’allarme che ci propone. E’ evidente che il Napoli di Sarri ha un problema legato alle partite giocate lontano dal San Paolo. Tra la scorsa stagione e quella appena iniziata, nelle ultime 11 gare di campionato disputate in trasferta, un bottino piuttosto magro: tre vittorie, tre pareggi e ben cinque sconfitte. Allargando il dato alle due gare giocate in trasferta in Europa nel 2016, quella di Villarreal e quella di Kiev, aggiungiamo una vittoria e una sconfitta su un totale di 13 gare. Fa riflettere anche il dato relativi a gol segnati e subiti: 12 a 15. Vale a dire che da diversi mesi fuori casa il Napoli prende gol sistematicamente e fa fatica a realizzarne.

Non è un caso che la striscia che abbiamo preso in esame parta dalla fatidica partita disputata allo Juventus Stadium, a febbraio. Fino ad allora, sotto l’egida di Sarri il Napoli in trasferta aveva avuto numeri di tutto rispetto: 7 vittorie, 3 pareggi e solo 2 sconfitte in campionato, più le tre vittorie totalizzate nel girone di Europa League. Cioè, 10 vittorie su 15 trasferte ufficiali. Il gol di Zaza, oltre a significare il sorpasso della Juventus, ha invertito clamorosamente la tendenza. Da allora, gli azzurri sono riusciti a vincere a domicilio altrui solo a Palermo (due volte), a Torino sponda granata e a Kiev.

Che cosa è cambiato? Possibile che l’impatto psicologico di quel gol subito, al termine di una gara ormai avviata al pareggio, abbia avuto ripercussioni tali sul rendimento del Napoli? Proviamo a leggere alcuni numeri per capire cosa è successo. Nelle tredici trasferte in esame, gli azzurri hanno mantenuto sostanzialmente inalterata la percentuale di possesso palla rispetto a quella consueta, anzi addirittura migliorandola: se la media di questa stagione è del 58% e quella della precedente del 59,3%, nelle 13 gare incriminate ci si assesta al 61%. Discorso non troppo dissimile per quanto riguarda i tiri subiti (9,4 nelle gare della striscia, 9 nella media sia di questa stagione che della precedente) e per quanto riguarda la gestione del pallone quanto a percentuale di passaggi riusciti (85,8% la stagione scorsa, 88% in quella attuale, 86,3% nelle gare in esame). Il che vuol dire che grosso modo stile di gioco ed equilibrio complessivo della squadra non mostrano sostanziali differenze da quella che è ormai la normalità del Napoli di Sarri.

Più sopra, però, abbiamo detto di come ormai gli azzurri in trasferta facciano fatica a segnare. E i numeri non mentono neanche qui. Se il Napoli è abituato in media a tirare circa 17 volte verso la porta, in trasferta si ferma a 13 conclusioni. Faticando anche a creare i presupposti per tirare: la media abituale di passaggi chiave (quelli cioè che determinano situazioni pericolose) del Napoli è di 13,4, nelle partite analizzate si ferma solo a 9,9. In sostanza, fuori casa il Napoli, se pur continua a mantenere il predominio territoriale della partita, ha molta più difficoltà a crearsi e a realizzare occasioni da gol. Il merito è di avversari che davanti al loro pubblico ci tengono a non concedere la profondità e lasciano molti meno spazi. E, se possono, ripartono con una certa efficacia.

Sarri dovrà dunque studiare soluzioni per restituire pericolosità offensiva agli azzurri anche lontano dal San Paolo, eludendo le trappole tattiche di allenatori preparati (e non facciamo fatica a credere che in molti, visti i risultati, copieranno presto Gasperini). La rosa è di valore e, quest’anno, può contare anche su alternative valide. Le risorse da cui attingere, insomma, non mancano. Prima che i rimpianti e i punti persi diventino troppi.

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